Pap test
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Pap test: pochi minuti che possono salvarti la vita

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Il test di Papanicolaou o Pap test è un esame in grado d’identificare le alterazioni delle cellule del collo dell’utero. Il particolare nome deriva dal medico greco-americano che sviluppò questa tecnica, il dottor Georgios Papanicolaou (1883-1962).

Con questo test è possibile evidenziare lesioni pre-tumorali o tumorali del collo dell’utero, individuando in questo modo i soggetti che rischiano di sviluppare un cancro della cervice. La tecnica è ottima per la prevenzione, lo screening, essendo un esame rapido, mini invasivo e sicuro. Semplice per l’operatore (solitamente un’ostetrica), e non doloroso per la paziente.

È compito dell’Azienda Sanitaria Locale convocare ogni tre anni per il test le donne di età compresa tra i 25 e i 64 anni.

Perché ogni tre anni? Le linee guida riconosciute a livello mondiale indicano questo intervallo come ideale per svolgere una diagnosi tempestiva.  Molte donne scelgono per propria tranquillità di sottoporsi all’esame più frequentemente. Ma non esiste alcuna evidenza scientifica che ciò aumenti significativamente l’incidenza di diagnosi e di cura del tumore.

Perché non iniziare prima dei 25 anni? Test eseguiti in epoca prematura aumentano il rischio di diagnosi di lesioni che, in realtà, non sono pericolose. Lesioni destinate a regredire spontaneamente, senza bisogno di cura. Diagnosticarle significa andare incontro ad un eccesso di trattamento.

Perché interrompere lo screening dopo i 64 anni? In realtà lo screening potrebbe essere interrotto anche prima e lo si protrae fino a quell’età solo per “scrupolo”. Infatti, già dopo i 50 anni, il rischio di un carcinoma al collo dell’utero in una donna che abbia sempre effettuato il pap test regolarmente è molto basso.

Il test di Papanicolaou si esegue prelevando un piccolo campione di cellule dalla cervice e strisciandolo sopra un vetrino. Una volta fissato, il campione è pronto per essere inviato al laboratorio di analisi, dove viene osservato al microscopio.

Le uniche accortezze di cui si deve preoccupare la donna prima di sottoporsi al test sono le seguenti:

  • Assicurarsi che siano trascorsi almeno tre giorni dalla fine delle mestruazioni;
  • Astenersi da rapporti sessuali nei due giorni prima dell’esame;
  • Evitare l’uso di ovuli, creme o lavande vaginali nei tre giorni precedenti l’analisi.

Il pap-test, come ogni esame, presenta una percentuale d’errore. Possono verificarsi sia falsi positivi sia falsi negativi.

Nel primo caso, l’errore risulta chiaro nel momento in cui si fanno analisi più approfondite. L’unico danno consiste nell’inutile ansia provocata alla povera paziente che, pur essendo completamente sana, per qualche giorno teme di essere malata. Una situazione estremamente spiacevole dal punto di vista psicologico ma che, per fortuna, è destinata a risolversi in poco tempo.

Preoccupano di più i falsi negativi, test che indicano come sane donne che, in realtà, presentano delle lesioni cancerose. Ciò può verificarsi nel caso che la lesione stessa non sia stata raggiunta dal prelievo, o che le cellule patologiche siano state occultate dalla presenza di un’infiammazione o di sangue.

Per fortuna il tumore al collo dell’utero ha una fase preclinica molto lunga e quindi una positività allo screening successivo è sufficiente per una diagnosi tempestiva e una terapia efficace.

Raccomandiamo alle nostre lettrici di non trascurarsi e di rispondere ad ogni convocazione per il pap-test. Un esame che dura pochi minuti può salvare la vita.

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