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Mamme attente! Un bimbo su due è vittima di bullismo…

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Il bullismo è una delle principali piaghe sociali per le generazioni più giovani: una piaga che spesso può produrre degli effetti anche drammatici, e che a volte genera dei risvolti sulla psicologia dei piccoli, influenzando negativamente la propria serenità e la propria autostima.

Ebbene, stando a quanto recentemente riferito dall’Ansa, ben un ragazzo su due (52,7%) in Italia, nel corso dell’ultimo anno, è stato vittima di almeno un atto di bullismo. Un dato preoccupante, e sicuramente superiore alle attese, che va ad accompagnarsi alla rilevazione Istat secondo cui almeno il 20% dei bambini e ragazzini tra gli 11 e i 17 anni racconta di aver subito delle prepotenze in maniera “costante”, ovvero almeno una volta al mese.

L’elenco dei dati meritevoli di attenzione da parte delle mamme non è certo finito qui. Ad esempio, può sorprendere il fatto che a subire maggiori episodi di bullismo siano le ragazzine, rispetto ai ragazzini, e che la fascia anagrafica dove si concentrano maggiormente gli atti di bullismo è quella tra 11 e 13 anni. Per quanto attiene le macro aree, è al Nord dove si registra una diffusione più persistente del bullismo.

Più nel dettaglio, la ricerca condotta dall’Istat segnala come più del 55% delle giovani ragazze tra 11 e 17 è stata oggetto di atti di bullismo almeno qualche volta nell’anno, mentre il 20,9% delle giovani dice che le vessazioni avvengono almeno una volta al mese; il 9,9% afferma che gli atti di bullismo vengono replicati almeno una volta alla settimana. Le percentuali tra i maschietti sono invece rispettivamente pari al 49,9%, al 18,8% e all’8,5%.

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In ambito anagrafico, a livello generale sembra che il bullismo decresca con il crescere dell’età anagrafica: se infatti il 22,5% degli 11-13enni è stato vittima di atti di bullismo costanti, la percentuale scende al 17,9% tra i 14-17enni.

Per quanto infine riguarda le modalità con le quali vengono prodotti gli atti di bullismo, al primo posto si trovano soprannomi sgraditi, parolacce o insulti (12,1%), seguite dalla derisione per l’aspetto fisico o il modo di parlare (6,3%), diffamazione (5,1%), esclusione per le proprie opinioni (4,7%), violenze di natura fisica (3,8%).