Per il sonno dei neogenitori è meglio che esso sia anche breve ma senza interruzioni, piuttosto che più lungo ma interrotto da frequenti sveglie.
Il sonno dei neogenitori
E’ risaputo che l’arrivo di un bebè sconvolge la vita della coppia in modo totalizzante. Entrando nel merito, per lo meno agli inizi, soprattutto il delicato equilibrio tra veglia e sonno viene scombussolato. Il piccolo, ovviamente, non fa differenza tra giorno e notte e quindi i neogenitori devono seguire il suo ritmo “anomalo”. Questa ricerca ha dimostrato che soltanto nei primi 365 giorni di vita del bambino la coppia perde ben quarantaquattro giorni interi di sonno!
Sonno dei neogenitori: ecco perché sono stanchi cronici
Loro, il neopapà e la neomamma, già lo sanno, anche se solo per averlo provato sulla propria pelle: seppure si dovesse riuscire a dormire le tanto agognate 8 ore, lo svegliarsi e riaddormentarsi di continuo fa assai male!
Questo studio infatti dimostra che le continue sveglie, per il pianto o per allattare, non consentono ai genitori di entrare nelle fasi più profonde del sonno, ed il sonno profondo è quello che consente un miglior recupero dell’energia. Questo accade ai neogenitori, come a tutti coloro che per lavoro sono costretti a frequenti risvegli di notte (medici ed infermieri, ad esempio).
Il sonno dei neogenitori riprodotto in una ricerca scientifica
La ricerca ha impegnato 62 “cavie” di entrambi i sessi alle quali, per 3 notti consecutive, si è imposto o di interrompere il sonno, o di ritardarlo o di alzarsi forzatamente e ripetutamente.
Si è costretto alcuni volontari ad alzarsi forzatamente per otto volte in una notte, ad altri, invece, di addormentarsi più tardi (dormendo per meno ore, ma consecutivamente) . Dopo la prima notte entrambi i gruppi hanno manifestato lo stesso livello di basso umore “positivo” e lo stesso livello di negatività, ma dopo la seconda notte il gruppo cui sono state imposte le frequenti sveglie ha avuto un abbassamento del livello di positività del trentuno percento, contro il “solo” dodici percento del gruppo che ha dormito di meno ma in modo continuo.
Grazie poi all’utilizzo di un particolare elettrodo apposito per il monitoraggio delle attività cerebrali, gli scienziati hanno potuto realizzare che i volontari del gruppo costretto alle continue alzate notturne, anche se in definitiva hanno dormito per più tempo, non sono riusciti mai a raggiungere la fase profonda del sonno, contrariamente a quanto accaduto ai volontari del gruppo con il sonno continuativo anche se di durata minore. Ecco perché questi ultimi, beneficiando del recupero delle energie di un sonno anche più breve ma più profondo, si svegliavano con un umore più elevato degli altri.