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Linfonodi ingrossati nei bambini: come riconoscerli e curarli

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Una cattiva condizione di salute, febbre e aspetto settico possono essere alcuni dei sintomi principali dell’ingrossamento delle ghiandole linfatiche del bimbo. Una situazione che spesso preoccupa in maniera molto incisiva le mamme, timorose delle ulteriori conseguenze dell’ingrossamento dei linfonodi, riscontrabili sottopelle a livello di testa, ascella, inguine, collo. Ma cosa sono i linfonodi? E come curare il loro ingrossamento?

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Cosa sono i linfonodi

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I linfonodi sono degli elementi presenti in tutti gli organismi, che hanno una importante funzione: ripulire l’organismo da eventuali germi. In altri termini, i linfonodi sono degli organi linfoidi situati sul decorso dei collettori linfatici drenanti i tessuti, consentendo l’attivazione di una risposta immunitaria grazie alla loro organizzazione.

Nel corpo umano i linfonodi sono riscontrabili in determinate zone come collo, radice degli arti, spazi retroperitoneali dell’addome, della pelvi e del mediastino (aree particolarmente drenanti e, pertanto, fondamentali per la funzione svolta).

La loro alternazione (per dimensione, numero e consistenza) ha spesso origine infettiva, e può risolversi spontaneamente nell’arco di uno o due mesi. Tra le tante determinanti comuni sono quelle derivanti da graffi di cani o gatti, o ancora da virus come l’herpes simplex.

Come diagnosticarli

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Per evitare di creare inutilmente gravi preoccupazioni, è fondamentale cercare di ricorrere a una tempestiva diagnosi, che possa valutarne la dimensione (il linfonodo è anomalo se supera un centimetro di diametro nella zone cervicale o ascellare e 1,5 centimetri all’inguine per i bambini), l’età del bambino (nei piccoli sotto i quattro anni le infezioni sono più comuni), i sintomi di accompagnamento (febbre, rinite, tosse, ecc.), e altri eventuali elementi (punture di insetto, contatto con animali, viaggi in zone a rischio, e così via).

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Come riconoscerli e curarli

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L’elemento più ricorrente in grado di indicare un’infezione batterica severa è la febbre persistente, l’aspetto settico e le cattive condizioni generali di salute. Le cure dovranno essere individuate dallo specialista, a seconda della determinante che ha fatto sorgere il linfonodo stesso. Per esempio, se si tratta di linfoadenopatia acuta, è bene cercare di compiere un approfondimento ulteriore, visto e considerato che spesso le cause sono ascrivbili alle infezioni virali alle alte vie respiratorie. Se si è in presenza di faringotonsillte acuta, si può eseguire un tampone faringeo alla ricerca di Streptococcus pyogenes.

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In linea di massima, per linfonodi ascrivibili a infezioni verosimilmente batteriche, è possibile eseguire un ciclo di terapia antibiotica per almeno 10-14 giorni. Se l’infezione non dovesse essere risolta entro tale termine, è consigliabile procedere con ulteriori esami ematologici ed ecografici.

Preoccuparsi sì, ma solo nei giusti modi!

Pertanto, alla luce di quanto sopra descritto, il nostro consiglio è quello di evitare eccessive e inutili preoccupazioni. Se infatti è pur vero che un ingrossamento dei linfonodi deve essere un segnale da approfondire, al fine di evitare sottovalutazioni, è altrettanto vero che nei bambini sono ben più presenti e frequenti di quanto possiate immaginare.

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