Gravidanza

Fumo in gravidanza? Nel figlio “tracce” anche per anni!

fumo-gravidanza

Nuova ricerca sui pericoli del fumo in gravidanza, un comportamento nocivo e scorretto che più volte abbiamo avuto modo di sottolineare, evidenziare e scoraggiare. Ebbene, come se non bastassero le centinaia di ricerche già formalizzate per poter affermare tutti i danni di questa pratica, arriva ora un nuovo studio della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health, pubblicato sull’ultimo numero di Environmental Research, condotto con analisi del sangue di oltre 500 bambini di età prescolare, negli Stati Uniti.

Lo studio nasce per poter dimostrare come i segnali del fumo della madre in gravidanza rimangano nel figlio per tantissimo tempo: di fatti, affermano i ricercatori, se la mamma ha fumato in gravidanza, rimarranno trecce molecolari nel sangue dei bimbi anche fino a 5 anni di età.

Leggi anche: Niente fumo in auto se ci sono bambini, arriva il decreto

Attraverso l’applicazione di innovativi test genetici, gli studiosi hanno infatti riscontrato che in 8 casi su 10 il test era in grado di determinare con esattezza l’esposizione prenatale al fumo: è dunque possibile che la firma che il fumo lascia possa essere correlata anche all’esposizione del fumo di seconda mano, dopo la nascita del piccolo, sebbene questo non sia applicabile a tutti i casi, visto e considerato che la traccia molecolare era spesso riscontrata fin dalla nascita.

Gli autori dello studio segnalano che buona parte delle considerazioni effettuate a margine dell’analisi erano già note, poichè vi era la consapevolezza che il corpo sia un accumulatore delle esperienze passate. Tuttavia, gli stessi ricercatori si sono detti sorpresi nel comprendere che il sangue possa contenere prove delle esposizioni ricevute non solamente durante il corso della propria vita, ma anche prima della nascita. Ed è questo il motivo principale che rende questa osservazione così interessante, e così suscettibile di nuovi focus.