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Frutti di mare in gravidanza, sì o no? Tutto quello che è meglio sapere: parlano gli esperti

 

Frutti di mare in gravidanza sì o no? È normale che una donna incinta si ponga domande su ciò che può mangiare e su ciò che dovrebbe evitare, in particolare quando i dubbi riguardano cibi tanto controversi come i frutti di mare.

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Cerchiamo allora di chiarire cosa dicono i nutrizionisti su rischi e benefici di questo particolare alimento, partendo dal presupposto che l’obiettivo primario in gravidanza è di tutelare la salute del bimbo oltre che della mamma e che una corretta alimentazione è quella in grado di garantire il giusto apporto dei nutrienti necessari alla crescita intrauterina del feto, senza “appesantire” troppo la mamma.

Innanzitutto, quando si parla di frutti di mare, occorre fare un po’ di chiarezza: si tratta di un insieme di alimenti di origine animale che proviene prevalentemente da acqua salata.

Tra i frutti di mare troviamo:
•    molluschi: polpi, seppie, calamari, che rientrano tra i cefalopodi; chiocciole, lumache, patelle, che rientrano tra i gasteropodi; cozze, vongole, capesante, tartufi di mare, datteri di mare, che rientrano tra i lamellibranchi. Nei molluschi rientrano anche i ricci di mare.
•    Crostacei: aragoste, gamberi, scampi, astici, granchi, canocchie.

In una dieta equilibrata e in condizioni di soggetto sano possiamo inserire settimanalmente i frutti di mare, ma dobbiamo considerare che, dato l’apporto elevato di colesterolo, non possono costituire un’alternativa al pesce, ma piuttosto è preferibile inserirli per ridurre la frequenza di consumo delle carni.

Spesso si tende, soprattutto nelle località di mare, a consumare i frutti di mare crudi. Questa è un’abitudine che comporta un certo rischio in un soggetto sano, per cui in gravidanza non va assolutamente evitata.

Cosa potrebbe comportare il consumo di frutti di mare in gravidanza?
•    Si può contrarre il virus dell’epatite A e ci può essere la trasmissione da madre a feto. Se la madre contrae il virus, e quindi c’è infezione, nel terzo trimestre potrebbe verificarsi un parto pretermine. È vero che il virus dell’epatite A non sembra causare malformazioni o aborti, ma meglio evitare la contrazione del virus, che pur comporta un’infezione. I frutti di mare, soprattutto cozze e vongole, possono essere veicolo del virus dell’epatite A in quanto crescono filtrando l’acqua di mare, spesso inquinata da materiale organico veicolo del virus.
•    Consumare frutti di mare in gravidanza può esporre anche ad altri microrganismi, come il Norovirus, che possono provocare disturbi gastrointestinali, come diarrea, vomito, nausea, crampi, febbre.
•    Salmonellosi e listeriosi sono altre malattie che possono verificarsi in seguito all’ingestione di frutti di mare in gravidanza: nella madre causano sintomi febbrili e gastro-intestinali, ma possono comportare gravi danni al feto.
•    Da non sottovalutare anche la tanto temuta Toxoplasmosi: anche i frutti di mare possono veicolare il toxoplasma se consumati crudi.

I nutrizionisti consigliano dunque di evitare di consumare in generale i frutti di mare in gravidanza, anche i ricci di mare (nonostante il loro consumo non dovrebbe dare alcun tipo di problema).
Se proprio siete amanti dei frutti di mare, e risulta già un enorme sacrificio rinunciare a consumarli crudi,  potete optare per la cottura, che risulta l’unico modo per abbattere il rischio di contrarre qualsiasi microrganismo, ma deve essere più completa possibile. Un’altra pratica utile a debellare i microrganismi potenzialmente patogeni è il congelamento.