A molti genitori sarà capitato (e a tanti altri capiterà magari presto!) di dover fronteggiare le c.d. “colichette“, o coliche del neonato. Un fenomeno che colpisce oltre il 10% dei lattanti nei primi mesi di vita, e che si tramuta in un fastidio per tutta la famiglia: per il bimbo, che inizierà a manifestare pianti e tensioni, e per i genitori, che spesso si sentono impotenti dinanzi al lamento del proprio figlio. Ma come reagire dinanzi alle coliche gassose del neonato? Quali sono gli accorgimenti che è possibile intraprendere per fornire il giusto sollievo al proprio bimbo?
A fornire un primo approccio interpretativo è un utile suggerimento di Arrigo Barabino, primario di gastroenterologia pediatrica dell’Ospedale Gaslini di Genova, secondo cui “non bisogna pensare alle coliche ogni volta che il neonato piange, nei neonati un pianto, che si prolunga anche per due ore al giorno, è da considerare fisiologico e fa parte del normale sviluppo“.
Di contro, si può parlare di coliche se rispetta la regola del 3, coniata negli anni ’50 dal dottor Wessel e, evidentemente – prosegue il dottore – valida ancora oggi: “si tratta di coliche se ci troviamo davanti a un lattante sano, ben nutrito, che piange più di 3 ore al giorno, per più di 3 giorni alla settimana, e per più di 3 settimane di seguito“.
Naturalmente, oltre a quanto sopra risulterà altresì essere utile cercare di capire quali sono gli atteggiamenti del bimbo. Ad esempio, spesso all’improvviso il bimbo, senza alcuna causa scatenante, cominci ad essere irrequieto e a gridare, o magari diventa pallido (in alcuni casi, cianotico), stringe i pugni, flette le gambe, e così via. Nemmeno attaccarlo al seno della mamma o utilizzare il succhiotto è causa di rilassamento. Tra una crisi e l’altra può addormentarsi o calmarsi.
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Per quanto concerne il momento in cui le crisi sono più frequenti, di norma l’evento accade nelle ore serali se il bimbo viene allattato al biberon. Nei bimbi allattati naturalmente, l’evento può manifestarsi in qualunque momento. Di solito le coliche compaiono intorno alla 4-5 settimana di vita, e si riducono gradualmente dopo i 3 mesi, fino a cessare di tutto.
Una volta che i sintomi di cui sopra sono verificati, può essere utile arrivare a una diagnosi medica attraverso attenta visita del pediatra, che escluderà altre cause e accerterà, appunto, le colichette.
Ma quali sono le cause?
Cause delle coliche del neonato
Purtroppo sulle cause delle coliche non vi è certezza. Una prima ipotesi è quella di un alterato rapporto tra la mamma e il bambino: è infatti stato osservato che le coliche gassose si presentano maggiormente nei primogeniti e nelle classi sociali più elevate, con mamme più apprensive o iperprotettive.
Una seconda causa potrebbe essere la presenza eccessiva di gas nelle anse intestinali, generalmente determinata dall’eccessiva ingestione di aria con il pasto o da produzione di aria intestinale. Ancora, vi sono cause frequentemente determinate dalla peristalsi, con contrazioni intestinali più intense a causa di una produzione maggiore di un ormone chiamato motilina. In altre ipotesi ancora potrebbe essere corretto parlare di allergia alimentare al latte vaccino.
Come rimediare?
In primo luogo, sarebbe bene cercare di rasserenare gli animi: il bambino che ha le coliche è generalmente un bimbo perfettamente sano, e le sue colichette non gli comporteranno rischi per la salute o per la corretta crescita. Si tratta di un problema di “maturazione”, che viene risolto spontaneamente nell’arco dei 3-4 mesi di vita.
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Un primo rimedio è dunque quello di far vivere il bimbo in un clima di relax: evitare cioè di far ricadere sulla madre le “colpe” delle coliche e l’incapacità di porvi un sereno rimedio. Il bimbo è formidabile nel captare nell’aria tensione e preoccupazione e, dunque, potrebbe mostrarsi ancora più irrequieto dinanzi a situazioni non ben serene.
In altri casi sarà invece necessario procedere a una dieta di eliminazione, che prevede di togliere latte e derivanti, e alimenti potenzialmente allergizzanti dal menu del bimbo. Fate però tutti i passi sotto la stretta supervisione del pediatra, al fine di non commettere errori che – quelli sì! – potrebbero creare dei pregiudizi al bimbo.
Tra gli altri suggerimenti, c’è quello di applicare dei piccoli massaggi sulla pancia, e ridurre le stimolazioni visive e acustiche (pertanto, no alla luce eccessiva e ai rumori troppo forti, che potrebbero irritare il bimbo).
Cercate infine di favorire il contenimento, abbracciando il bimbo e facendogli sentire il contatto fisico. Nella culla, potete porre un lenzuolo intorno a lui, affinchè possa disporre di un ambiente protetto e circoscritto, come se si trattasse di un utero materno. Un piccolo trucco per creargli del conforto in modo semplice e concreto.