L’aborto volontario è uno dei modi con cui si può interrompere prematuramente una gravidanza. Tecnicamente, consiste nell’interruzione dello sviluppo dell’embrione o del feto, e nella sua rimozione dall’utero della gestante. Provocabile per via chirurgica o chimica, l’interruzione volontaria di gravidanza viene svolta in buona parte del mondo, rimanendo a discrezione della donna la possibilità di ricorrere o meno a tale tipologia di intervento, nei primi mesi della gestazione.
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Oltre che per evitare la gravidanza indesiderata, l’interruzione volontaria della gravidanza può essere altresì indotta da ragioni di ordine medico, come può essere il caso della presenza di gravi malformazioni al feto, di pericolo di salute della madre, o ancora nell’ipotesi in cui il feto sia frutto di una violenza carnale ai danni della madre, o altre ragioni che non potranno che essere valutate con soggettività dalla stessa paziente.
Ma quali sono i metodi attraverso cui giungere all’aborto provocato?
Le tecniche sono numerose. La più diffusa è probabilmente il c.d. svuotamento strumentale: effettuata in anestesia parziale, ha una durata molto ridotta (circa 5 minuti) e consiste nello svuotamento dell’utero attraverso l’aspirazione strumentale dell’embrione o del feto. A seconda del periodo più o meno avanzato di gestazione verrà effettuato con metodi diversi, come l’isterosuzione (effettuata solo entro le prime otto settimane di gestazione, aspirando l’embrione e l’endometrio attraverso una cannula introdotta nell’utero, senza dilatazione della cervice) o la dilatazione e la revisione della cavità uterina (fino alla dodicesima settimana di gestazione, con dilatamento della cervice per permettere il passaggio delle cannule, ed evacuare dunque la maggiore quantità di parti dell’embrione e della placenta). Per le gravidanze che invece superano le dodici settimane si procede generalmente la alla dilatazione e allo svuotamento, attraverso l’utilizzo di dilatatori osmotici o meccanici sul canale cervicale.
In alternativa, si procede all’induzione farmacologica dell’interruzione di gravidanza, ultimo metodo di interruzione introdotto nella medicina. Si procede cioè a garantire un distacco del feto dall’utero in maniera chimica, senza interventi di natura chirurgica sul corpo della donna.
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Vi sono altresì ulteriori metodi di aborto indotto, che possono essere riservati a specifiche situazioni. Si pensi, ad esempio, all’induzione del travaglio e al parto prematuro: un vero e proprio parto provocato farmacologicamente, al fine di provocare l’espulsione del feto (un metodo che è generalmente utilizzato per poter salvaguardare la salute della donna in casi di grave pericolo nelle gravidanze dopo la dodicesima settimana).