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Una vera e propria pandemia sta colpendo i ragazzi nel mondo: l’80% di loro non fa sport. Con rischi enormi per la loro salute

 

Una vera e propria pandemia, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, sta colpendo gli adolescenti di tutto il mondo, con rischi e ripercussioni importanti per la loro salute. A fare il punto la rivista scientifica Lancet, alla vigilia delle Olimpiadi di Rio, la manifestazione dello sport per eccellenza.

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Nonostante la spinta da più parti a dedicarsi allo sport, di fatto una buona fetta della popolazione mondiale è inattiva e non fa attività fisica. Eppure le linee guida prescrivono per gli adulti 2,5 ore di movimento moderato o 75 minuti di attività fisica intensa a settimana, e un’ora al giorno per i ragazzi tra gli 11 e 17 anni, ma il 23% degli adulti e l‘80% degli adolescenti in età scolare è fisicamente inattivo.

Limitare Tv e Pc. Banditi quindi per gli esperti di Medicina dello Sport le attività sedentarie e le ore passate in poltrona o seduti. E in questa direzione anche i troppi compiti possono costituire un problema, perché lasciano poco spazio per l’esercizio fisico. Fra l’altro oggi i bambini sembrano più affascinati d computer, videogiochi e tv. Sarebbe necessario limitare queste attività a una mezz’ora al giorno. Non è possibile proibirla.

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Le malattie. Tutto questo ha un impatto sulla salute. “I rischi sono enormi per la salute. Uno studio del 2005 parlava di almeno 25 patologie collegate alla sedentarietà. Basta pensare ai tumori e alle malattie cardiovascolari. Si a tutti i programmi che prevedono attività fisica per bambini fin da piccolissimi.

Casi di demenza. Ogni anno ad esempio quasi 300mila nuovi casi di demenza potrebbero essere evitati se la gente facesse movimento, visto che l’attività fisica ha un effetto protettivo contro questo tipo di malattia. Un numero destinato ad aumentare, se non cambieranno le cose, visto il progressivo invecchiamento della popolazione mondiale. Rimangono inoltre forti differenze tra i sessi, dove quello femminile si muove meno di quello maschile in 137 paesi su 146, e sugli anziani, che sono la fascia più a rischio di inattività. Di questo passo, conclude Lancet, l’obiettivo dell’Oms di ridurre l’inattività del 10% entro il 2025 non sarà raggiunto.