Oggi, 5 febbraio 2015, si celebra Sant’Agata, che secondo la tradizione cattolica è stata una giovane vissuta in Sicilia tra il 229 e il 251, durante il periodo del proconsolato di Quinziano. Venerata come vergine, martire e santa, nacque da una famiglia ricca e nobile.
Sempre secondo la tradizione, Sant’Agata si consacrò a Dio all’età di 15 anni, quando fece richiesta al Vescovo di Catania (che accolse la sua volontà e le impose il velo rosso, portato dalle vergini consacrate). Secondo altri studi fu invece consacrata un po’ più tardi, intorno ai 21 anni.
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Quel che sembra più noto è che intorno all’anno 250 / 251 il proconsole Quinziano, giunto a Catania con l’obiettivo di far rispettare l’editto di Decio, secondo cui tutti i cristiani dovevano abiurare pubblicamente la loro fede, diede il via a una persecuzione particolarmente feroce, che costrinse Agata a fuggire con la propria famiglia a Palermo. Il proconsole li trovò, e li costrinse a tornare a Catania.
Quando la vide, Quinziano si invaghì della giovane e, saputo della consacrazione, le ordinò di ripudiare la sua fede e tornare ad adorare gli dei pagani. Agata rifiutò di sottostare alle indicazioni del proconsole, e Quinziano la affidò dunque per un mese alla custodia rieducativa di Afrodisia, una cortigiana, e delle sue figlie. Il proconsole sperava che con tale affidamento riuscisse a corrompere moralmente Agata, mediante una continua pressione psicologica e il tentativo di coinvolgerla in ritrovi di orge e ubriacature.
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Agata tuttavia rispose con una fede in Dio ancora più forte di quella precedente, tanto da scoraggiare le sue stesse tentatrici (le quali, infine, riconsegnarono la giovane a Quinziano). Quinziano avviò quindi un processo e convocò Agata al palazzo pretorio. Inutili anche gli ultimi tentativi, Agata fu torturata e sottoposta al supplizio dei carboni ardenti, per poi morire il 5 febbraio 251.
Le reliquie della Santa furono trafugate a Costantinopoli nel 1040 dal generale bizantino Maniace. Le reliquie furono poi rubate nel 1126 e consegnate al Vescovo di Catania Maurizio, ad Aci Castello. Quindi, rientrarono nel duomo di Catania. Alcuni frammenti di velo e singole ossa sono invece custodie in chiese e monasteri di varie città in Italia e all’estero. In particolare, il velo è conservato nella Cattedrale di Catania all’interno di uno scrigno d’argento che contiene altre reliquie della giovane.