Il paracetamolo è un principio attivo frequentemente diffuso in molti medicinali presenti all’interno delle nostre abitazioni (chi non ha mai avuto bisogno di una Tachipirina o di un Efferalgan?). E spesso il paracetamolo è altresì alla base di un ritrovato benessere all’interno delle nostre giornate: sintomi influenzali, mal di testa e altri piccoli pregiudizi possono essere facilmente debellati ricorrendo a questo genere di farmaco.
Tuttavia, ci venga permesso un minimo di approfondimento. Se infatti il valore del paracetamolo è abbastanza assodato, lo stesso si può iniziare a dire sui suoi effetti potenzialmente dannosi sulla mamma e sul feto in caso di utilizzo durante la gestazione.
A rivelarlo è uno studio congiunto effettuato dall’Università di Aarhus, in Danimarca, e quella della California a Los Angeles, negli Stati Uniti, recentemente pubblicato sulla rivista americana Jama Pediatrics. Ma cosa dice lo studio? Sostanzialmente, l’analisi è un invito a prestare la massima attenzione all’utilizzo eccessivo del paracetamolo durante la gravidanza. Ma andiamo con ordine.
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Lo studio medico è stato effettuato sulla base di un campione di 64 mila bimbi danesi nato tra il 1996 e il 2002: il 56% delle mamme coinvolte nella ricerca aveva dichiarato di aver fatto utilizzo di paracetamolo in gravidanza. I piccoli pazienti sono stati così fatti oggetto di monitoraggio nel tempo, attraverso questionari medico scientifici sottoposti ai genitori. È dunque emerso che i bimbi nati da mamme che hanno fatto utilizzo di paracetamolo durante la gravidanza hanno evidenziato maggiori probabilità di incorrere in sindromi dell’attenzione con iperattività elevata (+ 37% rispetto alla media degli altri bambini).
Questo non vuol dire, naturalmente, che il paracetamolo sia assolutamente da vietare durante la gravidanza. La Tachipirina è probabilmente tra i migliori antipiretici che le mamme possono assumere durante la dolce attesa. Quello che tuttavia è fortemente consigliabile è che l’assunzione di questo genere di medicinali avvenga esclusivamente sotto lo stretto monitoraggio del proprio medico e che, in nessun caso, vengano superate le dosi consigliate per le donne incinta.
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Gli stessi ricercatori hanno inoltre sottolineato come non sia attualmente possibile creare le prove di una relazione di causa – effetto tra il farmaco e l’AHDH. “Questa ricerca ci ricorda che tutto quanto viene assunto in gravidanza va attentamente considerato” – hanno poi proseguito i ricercatori.
Insomma, nessun allarmismo, ma tanta cautela quando si assumono dei medicinali in gravidanza. La buona regola comune vorrebbe che si cercasse di eliminare quanto possibile l’assunzione di farmaci durante la dolce attesa. Quando invece sono necessari, meglio ricorrere sempre ed esclusivamente al supporto di un buon medico, il quale potrà rasserenare la mamma sugli effettivi rischi e su tutto ciò che dovrebbe sapere in merito all’assunzione di tali prodotti.