Pensate che le donne abbiano un ruolo troppo passivo durante il parto? Ebbene, probabilmente leggendo questo articolo cambierete radicalmente idea, visto e considerato che dall’Australia si sta diffondendo una nuova procedura che potrebbe restituire alle mamme una parte fondamentale di una indimenticabile esperienza come, appunto, la nascita dei propri bambini. La possibilità, conosciuta con il nome di MAC (Maternal Assisted Caesarean, Cesareo materno assistito) consente infatti alle mamme coinvolte nel cesareo di poter accogliere i figli direttamente nelle loro mani, perfettamente sterili e protette da guanti chirurgici e, di qui, poterseli mettere al patto per garantire un immediato contatto pelle a pelle.
Nelle foto che vogliamo mostrarvi quest’oggi potete scorgere l’esempio di Gerri Wolfe, una signora australiana ben esperta di gravidanze (aveva già avuto 9 figli!) a cui è stato comunicato che non avrebbe avuto un parto vaginale programmato, considerato che uno dei suoi gemelli premeva sulla cicatrice di un precedente cesareo.
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La donna voleva invece puntare sul parto vaginale, ed è rimasta molto dispiaciuta da tale notizia. Tuttavia, ha subito cominciato a pensare cosa avrebbe potuto fare per poter vivere le stesse emozioni del parto vaginale e, casualmente, si è imbattuta in un articolo riguardante il MAC, pensando quindi che la procedura facesse al caso suo.
“Per rispetto alla procedure di sterilizzazione ho dovuto lavare la mani con i medici, insaponare, risciacquare per cinque volte. Mani in alto, senza toccare niente. Successivamente un dottore ha posto sulle mie mani due set di guanti chirurgici, dopodiché sono tornata a letto per l’anestesia spinale” – ha affermato Gerri. I medici le hanno quindi steso un telo chirurgico sul petto, i guanti sono stati rimossi e le è stato detto di non toccare nient’altro che il telo sterile.
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“In poco tempo il medico aveva il mio primo figlio tra le sue mani tenendolo per le spalle, mi ha detto che abbassare le mie braccia e di prenderlo. Era molto scivoloso e ricoperto da vernice. Non potevo credere di poterlo tenere tra le mie braccia” – ha quindi aggiunto Gerri. Poco dopo è arrivato anche il secondo gemellino, che Gerri ha potuto tenere con sé, sul proprio petto.
Rimane ora da comprendere se la procedura di cui sopra possa o meno avere un’effettiva e corposa diffusione, visto e considerato che i problemi non sembrano comunque mancare.