Il titolo del nostro post odierno non è solamente un’affermazione confutata dalla realtà quotidiana. È anche il nome di una iniziativa che è stata ideata dal Centro per la sclerosi multipla della Seconda Università di Napoli, e finalizzata a sfatare i falsi miti sulla malattia e sulla gravidanza, informando così in modo più scientifico le giovani donne che desiderano metter su una famiglia.
E così, sul sito internet genitoriconsclerosimultipla.it, 5 coppie in attesa di un erede raccontano la propria storia. Tra di esse, ci sono anche Giusy e Vinod, due testimonial della campagna, che sul sito (e non solo) raccontano la propria vicenda di speranza.
Vinod, 31 anni, e Giusy, 28 anni, oggi sono marito e moglie. Conosciutisi 3 anni fa a Lugano, nel Canton Ticino, sono in dolcissima attesa di Isaac, bambino che arriverà tra un solo mese. Non senza qualche timore e pensiero su quel che verrà, considerato che Giusy è affetta da sclerosi multipla.
“Ci siamo subito posti le stesse domande che si fanno tutti i neogenitori” – racconta la donna – “Siamo pronti? Saremo in grado di crescere un figlio? L’unica differenza è che quel “saremo in grado” per noi ha un significato più ampio. Oggi la malattia mi causa soprattutto tanta stanchezza ma il suo esito è imprevedibile e sono consapevole del fatto che nei prossimi anni potrei avere molte difficoltà“.
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“Abbiamo tessuto attorno a noi una rete che ci consentirà di vivere la nostra esperienza come tutti gli altri” – aggiunge il marito, Vinod – “Potremo contare su una baby sitter che ci aiuterà in casa e ad accudire il piccolo. Siamo convinti di farcela, abbiamo tutta la forza e l’amore che servono”.
Per la futura mamma, Giusy, anche l’occasione di affermare la propria voglia di rinascita. “Ho scoperto di essere malata nel 2011” – ha dichiarato la donna – “Soffrivo di mal di testa ingestibili e una volta sono finita al pronto soccorso. Il neurologo ha subito avuto il sospetto che si trattasse di sclerosi, mi ha chiesto se volevo fare degli esami per approfondire o aspettare che la malattia si manifestasse. Ma io desideravo sapere, avevo bisogno di dare un nome a quel malessere misterioso che mi trascinavo dall’età di 18 anni. Quando è arrivata la diagnosi ho pensato solo una cosa: “Perché proprio a me?”. Poi pian piano è arrivata la consapevolezza, ho imparato a convivere con questa nuova condizione, nell’impegno continuo di fare una vita più normale e completa possibile. Compresa la possibilità di diventare madre, una gioia che io non ho voluto negarmi”.
Dal momento della diagnosi in poi, il futuro di Giusy si è manifestato con grandi aleatorietà. Due anni fa la donna ha dovuto lasciare il proprio lavoro e rimanere a casa in invalidità. “Il lavoro, soprattutto per me che sono un’operatrice socio assistenziale, mi faceva sentire utile: rinunciare a causa della sclerosi è stato deprimente” – spiega sul sito – “Ma adesso so che sarò di nuovo importante per qualcuno. Vinod mi fa già sentire speciale, non c’è mai compassione nel suo sguardo, né nei suoi gesti quando in casa mi aiuta per evitarmi le fatiche. Ma nostro figlio sarà per me la conferma che posso dare molto e per molto tempo ancora, indipendentemente dalla mia salute”.