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Come superare la balbuzie nei bambini

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Il comportamento dei genitori in questo caso risulta decisivo, in quanto potrebbe far nascere tanti dubbi e perplessità, quindi convincere mamma e papà a rivolgersi ad uno specialista oppure ad aspettare sperando che le problematicità del linguaggio con il passare del tempo scompaiano.

In termini tecnici, la balbuzie è un disordine del ritmo della parola. Il piccolo sa alla perfezione cosa desidera comunicare ma è bloccato perché impedito da una serie di ripetizioni che interrompono il flusso dell’espressione verbale. Si tratta di un disturbo che di solito sorge verso il quinto anno di età e che può manifestarsi in modi diversi, in quanto diverse sono le tipologie di balbuzie finora individuate. Una forma di balbuzie porta il bambino a ripetere intere parole, oppure alcune delle sue parti.

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In questo caso il piccolo non accompagna la ripetizione con nessuno sforzo muscolare. Un’altra tipologia di balbuzie è caratterizzata da blocchi, una sorta di piccoli spasmi che portano il bambino a bloccare il flusso delle parole e che porta con sé tensione muscolare. In questi casi per parlare il bambino deve sforzarsi e quindi coinvolgere nel processo tutto il corpo.

Esiste anche una forma mista di balbuzie che mescola le caratteristiche delle due forme illustrate.

E’ importante ricordare che ogni piccolo spasmo, smorfia, corrugamento della fronte e movimento della bocca va quindi attribuito alla difficoltà fisica che il bambino attua per cercare di parlare.

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Se la balbuzie si lega ad un’incompetenza linguistica del piccolo, ovvero alla difficoltà di emettere le parole perché deve ancora impararle, essa si chiama ‘transitoria’ e può gradualmente scomparire spontaneamente. Essa si verifica quando il bambino desidera molto comunicare, ma il linguaggio che ha a disposizione non gli permette di esprimersi e di farsi comprendere dagli interlocutori, bambini o adulti che siano.

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Se la balbuzie non scompare spontaneamente si tratta di una forma più strutturata che solitamente può regredire in una finestra di tempo che va dai tre a quattro anni dall’inizio della sua comparsa.

In questo caso, la balbuzie strutturata deve essere analizzata da uno specialista in materia che può valutarne la natura e anche il grado di importanza.

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Per scindere le due tipologie di balbuzie è possibile osservare con continuità il comportamento del piccolo. Se la balbuzie transitoria è rappresentata dalla ripetizione di parole e compare a cicli di tempo periodici, può non essere di natura perenne, mentre quella di natura strutturata può presentarsi continua, tende ad affaticare il piccolo e può portarlo a rinunciare a parlare quando intuisce che sta facendo troppa difficoltà.

Ricordiamoci che se in famiglia c i sono casi di balbuzie esse potrebbero riproporsi nei bambini per cause genetiche ambientali.

In ogni caso è ottima norma consultare uno specialista in materia, come un logopedista, che può chiarire la natura del disturbo e scegliere se attuare un ciclo di esercizi terapeutici correttivi oppure attendere che i termini naturali portino alla scomparsa spontanea della balbuzie.

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