Guide e Consigli

Antidepressivi in gravidanza: sono possibili?

antidepressivi-gravi

Secondo quanto afferma una recente statistica condotta dal Brigham and Women’s Hospital, circa il 10% delle donne assume degli antidepressivi durante la gravidanza, cercando in tal modo di allontanare le conseguenze della depressione, una situazione che colpisce milioni di donne in dolce attesa in tutto il mondo, spesso a causa dei cambiamenti nell’umore.

Nel corso degli ultimi anni, prosegue la struttura, il numero di donne che fa utilizzo di antidepressivi in gravidanza è aumentato notevolmente. “Siamo di fronte a un vero e proprio dilemma etico: escludiamo le donne incinte dagli studi sui farmaci e poi non abbiamo a disposizione dati che ci permettono di dar loro dei consigli. Come possiamo aiutarle?” – commentava in merito Siobhan Dolan, ostetrica e ginecologa presso la fondazione March of Dimes.

Leggi anche: Depressione perinatale, cosa è e quante donne ne soffrono

Ebbene, in tal senso occorre ricordare che tra i rischi di assumere un antidepressivo durante la gravidanza vi è sicuramente l’ipertensione polmonare persistente del nascituro, una patologia piuttosto pericolosa per la vita, considerando che il piccolo proverà un’alta pressione del sangue nei polmoni, che gli procurerà gravi danni respiratori.

Il rischio di difetti cardiaci nel bambino è accertato da uno studio del 2005, nel quale la FDA ricordò che la paroxetina potrebbe provocare danni alla struttura del cuore del neonato (anche se poi uno studio più recente ha ridotto tale rischio).

Tra gli altri pericoli, circa 3 neonati su 10 nati da donne che hanno assunto inibitori della ricaptazione della serotonina, soffrono di una condizione temporanea denominata “sindrome di adattamento neonatale”, con caratteristiche di nervosismo, bassi livelli di zuccheri nel sangue, scarso tono muscolare, pianto debole.

Leggi anche: Depressione post partum, come riconoscerla e intervenire

Per queste ragioni, prima di assumere antidepressivi in gravidanza sarebbe opportuno confrontarsi lungamente con il proprio medico di fiducia, condividendo con lui pregi e rischi di un simile approccio.