facebook censura la foto del bambino in ospedale
Bambino Malattie Papà Storie di vita

Facebook censura la foto del bambino in ospedale che serviva al padre per ottenere donazioni per il trapianto del suo cuoricino.

facebook censura la foto del bambino in ospedale

La storia di una fotografia di un neonato malato. Facebook censura la foto del bambino in ospedale come “fotografia che poteva arrecare disturbo”.

Come ben sappiamo tutti ormai ciò che possono i social network in termini di informazione e di divulgazione della notizia è veramente vasto e in più occasioni abbiamo potuto notare come questo “quinto potere” sia stato utilizzato per fornire un aiuto reale ad alcune persone, per esempio in tema di ritrovamenti di persone scomparse, come in tema di aiuti economici a persone disagiate in gravi difficoltà, spesso anche per motivi di salute. Partendo da questi assunti proprio recentemente un padre, il cui figlioletto appena nato soffre di una grave disfunzione cardiaca, decide di creare una pagina su Facebook che narri la storia del piccolo con lo scopo, anche ma non solo, di chiedere donazioni e raccogliere somme di danaro che lo aiutino a sopportare le ingentissime spese non solo per le cure di carattere medico da somministrare ad Hudson (questo il nome del bambino) ma soprattutto per l’ intervento chirurgico di trapianto cardiaco che il figlio dovrà subire.

A corredo della storia pubblicata su questa pagina Facebook Kevin Bond (il papà di questo sfortunato bambino) pubblica anche delle foto di suo figlio e in una di queste il bebé è intubato e intrappolato in tubicini e sensori di vario genere.

Ecco che accade qualcosa che ai più (ed anche a noi) appare incredibile: il social network più famoso ed utilizzato al mondo:

Facebook censura la foto del bambino in ospedale

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classificandola come “fotografia che può arrecare disturbo a causa dei suoi contenuti”. Un messaggio tra i più lapidari e contemporaneamente tra i più sconcertanti che il povero Kevin si potesse mai aspettare di ricevere. Certo, è un messaggio automatico, è stato un software che, senza alcun intervento umano, ha ritenuto la foto “sconveniente” e la ha bloccata, ma forse ancora di più, e proprio per questo motivo, sconcerta e  disorienta Kevin: con i messaggi automatici non puoi avere interazione, non è possibile alcun dialogo.

Ecco il testo del messaggio automatico di Facebook: <<la tua inserzione non è stata approvata perché la miniatura dell’immagine o del video è spaventosa, violenta, o impressionante e causa una reazione negativa. Le immagini di disgrazie, incidenti autostradali, corpi morti o smembrati, fantasmi, zombie, demoni e vampiri non sono permesse…>>.  Al messaggio fa seguito il riferimento alle indicazioni di carattere ufficiale su come non incorrere in questo genere di inconvenienti e il link alle pagine di Facebook dalle quali farsi aiutare per risolverlo, l’ inconveniente. Beh, alla luce di tutto ciò resta evidente come l’ aiuto che Kevin sperava di avere da Facebook per il suo piccolo Hudson fosse ben altra cosa…

In ogni caso ed incurante di cosa ne pensasse Facebook ed il suo team, Hudson Bond (si, proprio come il più famoso degli agenti segreti e, è il nostro augurio, come l’ omonimo molto restìo ad abbandonare questa Terra), si è trasformato, dopo la nascita il 18 luglio, in un piccolo grande combattente, indefesso, con una gran voglia di uscire vittorioso dalla sua battaglia per la vita, dalla sua guerra contro la congenita malformazione cardiaca che lo affligge.

Vediamo la storia un po’ più nel dettaglio: Kevin Bond, dopo aver creato la pagina Facebook, come abbiamo scritto, per tentare di sensibilizzare l’ opinione pubblica e cercare di ottenere donazioni per sopportare le spese mediche e il futuro, inevitabile intervento chirurgico di trapianto cardiaco per il figlioletto, inizia, con lo scopo di ottenere sempre più visite (e quindi di conseguenza aumentare il numero di donazioni) a destinare qualche piccola somma di denaro per promuovere qualche post. Accade che proprio durante una di queste operazioni, quando ha caricato sul social network un’ immagine che ritraeva Hudson intubato ed intrappolato in tubi e tubicini, Facebook esegue il rifiuto dell’ immagine caricata e della relativa somma di venti dollari che Kevin avrebbe voluto investire per la promozione di quel post. Accompagnando il rifiuto con quel freddo messaggio che abbiamo riportato più sopra.

Fino a qui, a parte le storia di dolore, sofferenza e necessità economica che ha spinto un padre ad utilizzare il social network, non ci sarebbe niente di strano: ciò che ha respinto il post di Kevin Bond è stato un software, un freddo susseguirsi di uno e zero cui nessuno potrà mai contestare di non essere stato sufficientemente sensibile nel giudicare e valutare una storia umana dai connotati così tristi e meritevoli di più carità umana. Però Kevin, umiliato e disorientato più dal messaggio a corredo del rifiuto che dal rifiuto stesso, prova ripetutamente a contattare l’ azienda che gestisce Facebook ma non riesce mai ad entrare in contatto, non ottiene risposta alcuna.facebook censura la foto del bambino in ospedale

Ecco le sue parole: <<La nostra intenzione era solamente quella di proporre la condivisione della nostra storia, della storia di Hudson, cercare una sensibilizzazione dell’ opinione pubblica su una situazione del genere, ma non solo per nostro figlio, anche per qualsiasi altro bambino dovesse trovarsi malauguratamente nella sua situazione: ricevere un rifiuto e QUEL tipo di rifiuto, anche visto e considerato la quantità di immondizia che è possibile vedere su tutti i social e soprattutto su Facebook, e stata dura, molto dura.>>.

Crediamo che a nessuno possa venire in mente che sia possibile non dargli ragione…

Oltretutto, pur sapendo bene che il messaggio viene prodotto da un software, Kevin ritiene normale, e a buon diritto, che ci si possa sentire offesi se qualcuno paragone il proprio figlio a zombie piuttosto che a vampiri e altri mostri simili.

Mentre questi eventi si succedevano Hudson, il piccolo protagonista, suo malgrado, di questa storia, occupava il suo posticino nel lettino di un ospedale, con il sangue pompato da una macchina, un cuor artificiale e sempre in attesa dell’ intervento di trapianto cardiaco, di un cuoricino nuovo, e sempre sotto cura.

Prima che Facebook si degnasse di farsi viva, e solo perché nel frattempo l’ Huffington Post degli Stati Uniti aveva deciso di pubblicare la notizia, passano dei giorni. In ogni caso il portavoce di Facebook “porge le proprie scuse, sentite” al padre del piccolo Hudson: <<Abbiamo sbagliato, ce ne siamo resi conto e possiamo assicurare che, adesso, la richiesta di Kevin Bond è stata approvata. Porgiamo le nostre più sentite scuse per qualsiasi inconveniente sia derivato alla famiglia del piccolo Hudson a causa di questo nostro errore>>.

Le scuse non diminuiscono comunque l’ indignazione di Kevin, sia per aver definito in modo minimalista “inconveniente” ciò che per il figlio Hudson faceva la differenza tra il vivere ed il morire, che per il fatto che quelle non fossero “una scusa ufficiale” da parte del social network, cosa che accadrà solo dopo molti altri giorni, per fortuna in buona compagnia: diecimila dollari sotto forma di ticket da poter spendere per promuovere post sulla pagina Facebook. Insomma, un regalo con un certo ritorno anche per Facebook, ma pur sempre un regalo.

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In ogni caso Facebook per bocca del suo portavoce a inteso sottolineare come la generazione i quel tipo di messaggi sia assolutamente automatica in quanto l’ eventuale blocco di immagini potenzialmente “fastidiose” grazie all’ automatismo dei filtri su ogni contenuto deve necessariamente essere un’ operazione tempestiva nonostante operi su un elevatissimo numero di post pubblicati, e di conseguenza il misunderstanding  è sempre in agguato, è sempre dietro l’ angolo.

In tutta questa brutta storia qualche notizia di carattere opposto, grazie a Dio, sta facendo adesso da gradito corollario: innanzitutto le notizie sulla salute del piccolo 007 Hudson Bond oggi sono almeno confortanti, e l’ operazione di trapianto cardiaco è stata eseguita e con esiti positivi. Nel reparto di Cardiologia Pediatrica dell’ ospedale dove è tutt’ ora ricoverato, il bambino vive circondato dalla sua emozionata famiglia il dono ricevuto da un’ altra famiglia, più sfortunata ma dal cuore immenso, almeno come la perdita che l’ ha colpita,  che, però, ha consentito ad Hudson di continuare a vivere.

Un’ altra notizia confortante è che tutti i clamori che si sono creati attorno a questa storia, il ban di Facebook, la pubblicazione della notizia sull’ Huffington Post, le scuse del social alla famiglia ed il dono da spendere in promozioni dei post hanno reso così popolare la pagina Facebook creata da papà Kevin da far impennare in modo molto sensibile le donazioni ricevute dalla famiglia.facebook censura la foto del bambino in ospedale