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Gravidanza

Ecocardiografia fetale: cosa è

ecocardiografia fetale

Si arriva all’ ecocardiografia fetale quando in gravidanza, nel corso dei vari esami e nello specifico dalla ecografia morfologica, si evincono dubbi e sospetti circa la corretta formazione dell’apparato cardiaco ed il suo regolare funzionamento. Tali dubbi, oltre ad essere alimentati da anomalie rilevate nel corso di altri esami, come ad esempio gli esami  cromosomici, denuncino la presenza di altre malformazioni, evidenti aritmie cardiache e da altrettanto evidente difetto dell’accrescimento del feto possono essere determinati per decidere ulteriori approfondimenti specifici.

Non ultime le indicazioni ricevute dalla neo mamma o dai suoi familiari circa malattie ereditarie di tipo cardiologico, come ad esempio le cardiopatie congenite, oppure il diabete e quelle malattie autoimmuni. Ma anche l’uso di alcool da parte della mamma o l’assunzione di alcuni farmaci come il litio e gli anticonvulsivanti, rappresentano quel campanello d’allarme, quel dubbio in più, che spinge il medico ad approfondire le condizioni del bambino con un esame di ecocardiografia fetale.

ecocardiografia fetale

Questo esame strumentale, l’ ecocardiografia fetale, viene eseguito con apparecchiature ad altissima definizione e fornite di sonde ad alta frequenza, oltre che da personale specificamente addestrato e qualificato per questo tipo di accertamento.

Di solito il periodo in cui si interviene con un esame di ecografia fetale è dalla ventesima settimana in poi ma, in caso di urgenza  per manifeste situazioni ad alto rischio, come potrebbe essere un precedente parto in cui si sia manifestata una cardiopatia congenita, in tal caso si procede con un esame di ecocardiografia fetale già dalla sedicesima settimana di gravidanza.

Pur  essendo gli ecografi sempre piu’ potenti ed affidabili, l’ecocardiografia fetale effettuata alla sedicesima settimana va comunque ripetuta dalla ventesima settimana.

Ecocardiografia fetale: a cosa serve

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Riconoscere la presenza di  malformazioni nel feto, e soprattutto quelle di tipo cardiologico, permette allo specialista che segue la gravidanza di organizzare al meglio il momento del parto, in un centro altamente specializzato per quel tipo di malformazione in modo da poter predisporre da subito quanto necessario alla sopravivenza del nascituro, sia in termini di terapia che eventualmente di intervento chirurgico.

Per capire meglio la portata del problema ed apprezzare la necessità di diagnosi sempre piu’ tempestive è necessario dare uno sguardo alle statistiche.

Tra le malformazioni congenite, le cardiopatie sono quelle piu’ frequenti. Sono causa di circa il 25% delle morti che avvengono nel periodo a cavallo tra l’ultimo mese di gravidanza ed il primo mese di vita dopo il parto. Mentre, della mortalità infantile causata da malformazioni congenite, le cardiopatie congenite rappresentano ben il 50%.

Ragionare con i dati statistici oltre che doloroso diviene sempre un po’ tortuoso ma serve per porre in evidenza come indagini approfondite sul cuore del feto siano necessari per rilevare o escludere l’eventuale presenza di malformazioni e cardiopatia congenita e… organizzarsi al meglio per affrontare il problema.

Per donne che non presentano fattori di rischio evidenti, quali i fattori ereditari, uso di particolari farmaci come il  litio o gli anticonvulsivanti, o che facciano abuso di alcool, una buona ecografia morfologica che comprenda un approfondito studio sul cuore del bambino puo’ essere sufficiente, salvo il parere dello specialista che segue la gravidanza.

Per tutte le donne che per motivi diversi possano essere considerate a rischio, e tutte quelle situazioni dove nel corso degli accertamenti in gravidanza emergano dubbi o anomalie, l’esame di ecocardiografia fetale diviene necessario.

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