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Denti da latte: riconoscerli per assecondare la loro caduta

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I denti da latte sono la prima dentizione del bambino. E, nonostante la loro sorte sia certa (la caduta!) si tratta di denti che hanno pari dignità con quelli definitivi e, a tal fine, necessitano di un adeguato monitoraggio. Ma andiamo con maggiore ordine.

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Cosa sono i denti da latte

Già anticipato nelle righe che precedono, i denti da latte iniziano a formarsi nell’utero e iniziano a spuntare tra i 5 e gli 8 mesi. La loro comparsa è comunque variabile, soprattutto nei maschietti che – mediamente – vedono la comparsa dei denti da latte successivamente a quella nelle bambine. Oltre che variabile, la loro manifestazione è anche molto graduale, tanto che l’ultimo dei denti primari spunta intorno ai 2-3 anni di vita.

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La caduta dei denti da latte

Stabilita la tempistica di “comparsa”, giova altresì ricordare che i denti da latte iniziano a cadere intorno ai 5-6 anni, e può durare fino ai 12-13 anni. Tecnicamente chiamata “permuta” (poichè più che di caduta si deve parlare di sostituzione con i denti definitivi), la caduta dei denti da latte è un processo che generalmente è indolore, ma che può creare un pò di fastidio nel bimbo quando il dentino stenta a cadere, rimanendo penzolante alla gengiva.

Altra situazione che può creare un pò di insofferenza nel bimbo è quando il dentino da latte si “scheggia”. In questo caso è possibile che possa raschiare la lingua o le gengive, creando del lieve dolore.

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In aggiunta a quanto sopra, si tenga conto che – sebbene il processo sia generalmente in dolore – può capitare che la caduta dei denti sia accompagnata da gengive gonfie e infiammate, soprattutto nei giorni immediatamente antecedenti l’eruzione dei denti permanenti. Se in questi momenti il bambino accusa una fastidiosa percezione di indolenzimento gengivale, è possibile somministrare del paracetamolo che preverrà la febbre e sfiammerà le infiammazioni. In ogni caso, il nostro consiglio è quello di evitare la somministrazione del farmaco e, naturalmente, parlarne apertamente con il proprio pediatra.

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Si tenga altresì conto che i denti da latte non sono dei denti “trascurabili”. Pur provvisori, è bene cercare di assecondare la natura nella loro formazione e caduta, senza anticiparla (il processo di permuta potrebbe soffrirne) e segnalando al pediatra e al dentista eventuali mutamenti nell’iter comune di comparsa e caduta.

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Anche se sono destinati alla caduta, infatti, i denti da latte possono rivestire un compito fondamentale, permettendo una masticazione efficace e una fondazione adeguata, oltre che “guidando” i denti definitivi alla loro corretta posizione permanente, mantenendo dunque uno spazio adeguato per lo sviluppo successivo dei denti maturi.

Per quanto infine concerne le principali complicazioni, se la caduta dei denti viene posticipata oltre il termine indicato dal pediatra e dal dentista, è possibile che i denti decidui possano ostacolare il corretto sviluppo dei denti permanenti, ponendo dunque le basi per una malocclusione dentale. Ancora più potenzialmente pericolosa è la situazione in cui la caduta dei denti da latte non si manifesta: in questo caso i dentini devono essere estratti in maniera chirurgica, per poter evitare eventuali e future anomalie strutturali dei denti. Di contro, se la caduta dei denti da latte inizia precocemente, non è raro che i denti permanenti possano andare incontro a alterazioni strutturali.

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Per quanto intuibile, ricordate che anche i denti da latte devono essere curati in maniera attenta, con una buona igiene orale quotidiana. In questo modo educherete altresì il bimbo a prendersi cura dei propri denti in una fase successiva, quando sorgeranno quelli definitivi: alcuni medici consigliano di procedere alla sigillatura dentale al fine di ottenere una maggiore copertura dai processo cariogeni. Parlatene naturalmente con il vostro medico di fiducia e il vostro dentista, per poter valutare se si possa trattare effettivamente della procedure più indicata per evitare situazioni pregiudizievoli, soprattutto nella zona dei molari, che sono maggiormente esposti al rischio di carie a causa della loro struttura “a solchi”, che finisce con il favorire l’accumulo della placca e del tartaro sulla faccia masticatoria del dente.