Secondo quanto afferma un recente studio scientifico condotto da un gruppo di ricercatori, e pubblicato sul British Medical Journal, la salute dei bambini nati con il cesareo è sottoposta a più rischi rispetto ai bimbi che non sono nati attraverso il taglio cesareo. Ma – prima di lanciare inutili allarmismi – come sono giunti a questo tipo di conclusione? In che modo i ricercatori britannici hanno individuato una maggiore precarietà di salute da parte dei bimbi nati con il cesareo, rispetto a quelli con parto vaginale?
La dottoressa Jan Blustein, della New York University’s Wagner School, a margine delle rilevazioni compiute, ha affermato che “è evidente dai dati raccolti che i bambini nati con cesareo hanno una salute peggiore statisticamente ma solo ulteriori ricerche ci faranno capire se è il parto cesareo la causa primaria di questa predisposizione o entrano in gioco altri fattori”.
Ad ogni modo, per evitare i già ricordati allarmismi sulla salute dei bimbi nati con il cesareo, la dottoressa aggiunge anche che “per avere delle risposte definitive ci vorranno diversi anni di ulteriori ricerche. Nel frattempo, dobbiamo prendere decisioni basate sulle prove che abbiamo raccolto fino ad ora. Per me è chiaro che bisognerebbe valutare i rischi potenziali a lungo termine in relazione al rischio della nascita con parto naturale”.
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Dal canto suo, la dottoressa non ha certo lesinato qualche critica, affermando che la sua ricerca non ha avuto la conoscenza e la diffusione che avrebbe meritato all’interno degli ospedali e tra le pazienti, che probabilmente sulla base di tali elementi statistici potrebbero compiere scelte più “oculate” in merito all’individuazione della modalità di parto, rimettendo al cesareo le sole ipotesi di evidente difficoltà.
Al di là delle valutazioni sulla ricerca della dottoresse, le cui valutazioni sono oggi oggetto di molte analisi in tutto il mondo, quel che appare evidente è che il parto cesareo è in ampio uso in alcuni territori, e in disuso (e limitato ai soli casi di necessità in altri). Complessivamente, appare inoltre evidente che la percentuale di parti cesarei praticati sia molto più elevata di quella che è invece raccomandata dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), secondo cui dovrebbe essere tra il 10% e il 15%. Nel 2013, la percentuale negli Stati Uniti si aggirava invece al 32,7%, mentre in Italia è stato del 36,3%.
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Appare inoltre evidente che le percentuali di tagli cesarei “volontari” dipendano molto dall’informazione ricevuta dalle future mamme. Negli Stati Uniti ad esempio la quota di donne che si è mossa volontariamente per poter domandare un parto cesareo è stata del 3%, mentre tale percentuale in Cina è stata pari al 20%.
Detto ciò, riteniamo che i risultati della ricerca siano tutti da confutare con future osservazioni. Pur sorprendenti agli occhi degli stessi ricercatori, riteniamo infatti difficile toccare con mano come i bambini nati con il cesareo siano “molto” più esposti a sviluppare malattie di natura cronica… ma voi che ne pensate? Quale è la vostra testimonianza su ciò?