Gravidanza

Aborto a pagamento: una nuova legge scandalizza l’Europa

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Sta creando particolare scompiglio in tutta Europa una proposta di legge formulata dal Partito Socialdemocratico portoghese (il partito di centrodestra, che è attualmente al governo), di introdurre una restrizione alle procedure sull’aborto (che in Portogallo è legale solo dal 2007), prevedendo una tassa da pagare per l’interruzione volontaria della gravidanza, contro la gratuità precedentemente prevista, e l’obbligo da parte della donna di consultare psicologi e assistenti sociali prima di decidere di abortire.

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“Negli anni il tema dell’aborto ha continuato a essere molto dibattuto in Portogallo, un paese a forte maggioranza cattolica. Già nel 2011 l’allora neoeletto primo ministro conservatore Pedro Passos Coelho disse durante un’intervista che la legge approvata nel 2007 era andata «un po’ troppo oltre» e che andava aggiustata” – ha recentemente ricordato Il Post occupandosi dell’argomento – “Non è ancora chiaro a quanto ammonterà la nuova tassa. Secondo l’attivista portoghese Ana Stanco la nuova norma «renderà nei fatti inefficiente» la legge del 2007: l’obbligo di seguire un percorso affiancati da psicologi e assistenti sociali renderà molto complicato procedere all’interruzione di una gravidanza entro le dieci settimane, limite già previsto dalla legge del 2007 e mantenuto”.

Prima del 2007, si ricorda ulteriormente, il Portogallo aveva una legge sull’aborto che lo ammetteva solamente in caso di gravidanza avvenuta dopo uno stupro, o nei casi in cui la salute della paziente o del feto erano a rischio. L’interruzione volontaria di gravidanza al di fuori di questi due casi veniva punita con un massimo di tre anni di carcere.

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Ricordiamo che in Italia l’aborto può essere praticato entro i primi 90 giorni di gravidanza, e che per poter abortire una donna può decidere di consultare il medico un consultorio, che la assisteranno in caso di decisione, salvo l’ipotesi in cui siano obiettori di coscienza.