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Tata adotta la bimba che la madre naturale non va più a prendere

 

Era la usa tata, lei una bambina biondissima con gli occhi azzurri veniva lasciata a casa della tata mentre la madre lavorava: “Ti pago 350 euro al mese». Non ha mai pagato, ma soprattutto non è mai tornata puntualmente a riprendersi la piccola. «All’inizio era piuttosto regolare — racconta l’ormai ex tata — ma dopo poco tempo è cambiata. All’improvviso spariva. Per un giorno, due, tre. Una settimana. Poi tornava e si comportava come se niente fosse successo. Alla fine del primo mese mi disse che in quel momento non aveva i soldi per pagarmi. Non mi ha pagato mai, non solo quel mese». Poi il peggio.

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A pupil holds the hand of her father in the courtyard at the Abbe de l'Epee elementary school on September 3, 2013 in Marseille, southern France, prior to enter her classroom on the first day of school. More than 12 million pupils went back to school today in France.AFP PHOTO / ANNE-CHRISTINE POUJOULAT (Photo credit should read ANNE-CHRISTINE POUJOULAT/AFP/Getty Images)

Più la madre naturale era assente, più la piccolina si legava alla tata. E viceversa. «Non mi sono mai posta il problema di essere o non essere pagata. Anzi, tutto quello che bisognava comprare alla bambina lo compravo io». Poi nell’estate del 2014 successe una cosa: «La madre mi citofonò e mi chiese di scendere con la bimba. Andai giù e trovai anche un uomo che a me sembrò un indiano. Lei mi disse che quello era il padre della piccola, mentre lui cominciò a scattare fotografie alla bambina. Non l’abbracciò, non la baciò. Niente. Solo foto. Ma può fare così un padre? Diceva che le immagini voleva metterle su Internet, e a me sembrò tutto molto strano. A cominciare dal fatto che quello fosse il padre. La bimba è biondissima e lui è nero. È mai possibile? Ne parlai a casa, cominciammo a pensare di fare una denuncia, ma avevamo paura che ce la portassero via, che la mettessero in un istituto».

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La tata si rivolge a un legale, e contestualmente partì anche la richiesta di adozione. Che il giudice minorile  ha accolto senza mai fare allontanare, nemmeno per un giorno, la bambina da quella che ormai era già a tutti gli effetti la sua vera e unica famiglia.

«Una felicità infinita. Io ci avevo provato ad avere una femmina, e invece erano arrivati solo figli maschi. Adesso però c’è lei, che mi chiama mamma, e a mio marito lo chiama papà. Tra qualche mese festeggeremo il suo quinto compleanno e stavolta sarà una festa davvero speciale».