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Spotting da impianto, cosa è e da cosa può dipendere

spotting

Lo spotting da impianto è una situazione che può creare grande allarmismo nella donna. Tuttavia, solo raramente si tratta di una condizione non “normale”, che rende necessario un congruo approfondimento.

Al fine di chiarire alcuni dei principali dubbi che riguardano le perdite da impianto, iniziamo con il ricordare che l’impianto (o nidazione, o annidamento) è il momento in cui avviene l’impianto nella parete uterina di quella che poi sarà la nuova vita. Dopo la fecondazione, infatti, si forma uno zigote che va gradualmente incontro a una serie di divisioni cellulari mentre si sposta verso la tuba di Falloppio. Dopo un pò, lo zigote arriva nell’utero in uno stadio chiamato blastocisti, e si ancora quindi nella mucosa dell’utero per 5-8 giorni dopo il concepimento. L’impianto può avvenire anche in un secondo momento ma, di solito, entro 10-12 giorni dal concepimento.

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Da quanto sopra – che abbiamo volutamente sintetizzato con un pò di superficialità – si può comunque capire che l’impianto è un processo molto delicato. E si può altresì comprendere che questa delicatezza è avvertita da pochi sintomi che spesso la donna non riesce a decifrare, o a ricondurre correttamente all’impianto.

In questo senso, alcune donne notano quelle che vengono definite come “perdite da impianto”: si tratta di una leggerissimo sanguinamento, non paragonabile a una mestruazione, che avviene nei giorni sopra indicati. Tali perdite, chiamate spotting, possono essere di colore rosato o marrone, e possono essere accompagnte da piccoli crampi uterini (a loro volta comunemente diffusi con i sintomi premestruali). Contemporaneamente, si può verificare un incremento ulteriore della temperatura basale, e un calo di un solo giorno nella temperatura basale, intorno al 7-10 giorno.

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Ora, detto ciò bisogna ricordare che i sintomi della perdita da impianto sono molto flebili, e difficilmente la donna si renderà conto di essere in dolce attesa da questi elementi da decifrare. In altri casi, invece, i sintomi si manifestano con particolare potenza, rendendo la donna piuttosto ansiosa sul comprendere cosa stia accadendo dentro di sè. Naturalmente, nell’ipotesi in cui i sintomi siano particolarmente gravosi, è consigliabile parlarne con il proprio medico di fiducia e con il proprio ginecologo, al fine di scoprire insieme a lui quali possano essere le proprie condizioni di salute. In caso contrario, lo spotting da impianto sarà confuso con altri sintomi, e solamente in un secondo momento si avrà la conferma della gravidanza.

Insomma, le donne farebbero bene a non preoccuparsi nè se avvertono i sintomi da impianto, nè se non avvertono i sintomi da impianto (non tutte le donne li riportano, eppure riescono a condurre una gravidanza del tutto normale). Avvenuto l’impianto, è poi lecito parlare di embrione, e di avvio della fase più nota della gravidanza.

A questo punto possiamo altresì concludere il nostro discorso sul timing del test di gravidanza. In tal senso, un prelievo del sangue per poter dosare le beta HCG diventa positivo dopo 2-3 giorni dall’impianto, mentre il più comune test fatto sulle urine, anche a casa, diventa positivo tra i 4 e i 5 giorni dopo l’annidamento.