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Siracusa, vietati piercing e unghie ricostruite: la nuova circolare del liceo che fa discutere studenti e genitori. E c’è chi risponde così

 

Non si possono indossare piercing, collane, orologi, spille, orecchini voluminosi, fermagli, bracciali, anelli ed occhiali non infrangibili. Più in generale, come viene specificato anche nella circolare numero 36 del liceo Quintiliano di Siracusa, è vietato “ogni oggetto che possa essere ragione di pericolo nello svolgimento delle attività ginniche”. La decisione è stata presa dal dirigente Giuseppe Mammano, che ha firmato il provvedimento limitato alle sole ore di educazione fisica. Ed è esploso subito il caso. Testualmente, la circolare numero 36 firmata da Mammano il 23 settembre scorso informa che “è fatto divieto agli studenti, durante le attività pratiche, d’indossare anelli, collane, orologi, orecchini voluminosi e braccialetti, spille, fermagli rigidi, occhiali non infrangibili o qualsiasi altro oggetto che possa costituire ragione di pericolo nello svolgimento delle attività ginniche”, e che “per la stessa ragione è fatto divieto di partecipare alle attività in palestra agli studenti portatori di piercing su parti del viso o del corpo esposte al rischio di subire danni all’integrità fisica”. (Continua dopo la foto)

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Sui vari social network sono già apparsi commenti sdegnati: “Ma prima, riparate la struttura – si legge tra i commenti di alcune community -, che tetti e finestre ci stanno crollando addosso, e fate una bella disinfestazione, che le formiche anche dentro libri quaderni e portapenne ce li troviamo”. Altri rilevano: “Perché dovremmo ritornare indietro nel tempo?”. (Continua dopo le foto)

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Una circolare di questo tipo, infatti, solo qualche anno fa sarebbe stata impensabile, mentre al giorno d’oggi si rende indispensabile. Se un tempo presentarsi a scuola con piercing, tatuaggi e unghie ricostruite avrebbe potuto portare a ricadute negative sul voto di condotta, oggi sembra strano presentarsi ‘normali’. Non è il primo caso del genere: al “Righi” di Roma la dirigente ha sentito il bisogno di chiarire che “a scuola le infradito non sono eleganti. In spiaggia, magari, sì. A scuola, mostrare le proprie mutande mentre si cammina per i corridoi non è elegante. Se si dovesse diventare testimonial di qualcuno, magari, sì”. A Rimini, la dirigente del “Belluzzi – da Vinci” ha assunto un provvedimento analogo, sottolineando che dopo tre infrazioni un dress code “non consono all’ambiente» comporterà una nota sul registro o un richiamo scritto”.