Famiglia

Sculacciare i bambini? Da oggi lo vieta la legge: mai arrivare alle mani, ecco come reagire

 

Se c’era qualcuno che aveva ancora qualche dubbio sull’utilità di uno sculaccione ai bambini (Non hanno mai ucciso nessuno, ci siamo cresciuti tutti!) beh, sappiate che ora è la legge a fare chiarezza: in alcuni paesi come la Francia, il parlamento ha appena approvato il divieto di sculacciata, nei confronti delle piccole pesti, da parte di maestri e genitori. Un trionfo per i sostenitori della “non violenza” fisica. La Francia si aggiunge così ad una lista di 51 Paesi, già da tempo contrari a qualsiasi forma di punizioni corporali considerate inutili. Di più: dannose. La prima a schierarsi contro la sculacciata free, nell’ormai lontano 1979, era stata la Svezia. Seguita nel 1983 dalla Finlandia. Quindi negli anni sono arrivati la Tunisia, la Polonia, il Lussemburgo, l’Irlanda, l’Austria e molti altri Stati in tutto il mondo. Ultimi della lista, nel 2016, Mongolia, Paraguay e Slovenia. Nel 2014 è toccato alla nostra vicina di casa, la Repubblica di San Marino. E in Italia?

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Pur non esistendo un’apposita norma, una sentenza della Corte Costituzionale del 1996 si è espressa contro l’uso di percosse (sculacciata compresa) nei confronti dei bambini. Anche se per un quarto dei genitori italiani, secondo una ricerca di Save the Children del 2012, la sculacciata è ancora considerata come un valido gesto educativo. Con il nuovo anno genitori e insegnanti dovranno accontentarsi, al massimo, di una bella ramanzina punitiva.

sculacciare

sculacciare2Ma cosa ne pensano gli educatori di una legge ad hoc che salvaguardi i più capricciosi? Già nel 1977 Tilde Giani Gallino, psicologa dello sviluppo e autrice di saggi sui processi cognitivi, pubblicava un libro in cui sosteneva che non si devono picchiare i bambini. “È chiaro che non si può che essere favorevoli ad una legge che vieti la violenza – precisa a distanza di 40 anni Giani Gallino – ma non bisogna neppure essere troppo liberali perché il rischio è che non esistano più vie di mezzo”. Come comportarsi dunque se si ha un figlio impenitente? “Parlare” è la sola strategia che funziona. “Naturalmente bisogna discutere con i ragazzi trattandoli come pari, dando loro dei consigli su come comportarsi e cercando di spiegare dove hanno sbagliato – aggiunge Giani Gallino – il problema ultimamente è che i genitori in casa sono troppo permissivi e quindi i bambini, abituati a vivere senza regole, quando arrivano in classe diventano un problema per gli insegnanti che non riescono più a gestirli”.