Se non è una storia da record, poco ci manca. La vicenda che unisce Michelle Rooney e Angie Smith sta infatti facendo il giro del mondo non solamente per lo sviluppo che ha avuto nel corso di quasi 5 decenni, ma soprattutto per il suo incipit e per la sua conclusione temporale.
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Andiamo con ordine. Nella notte del 18 novembre 1968 una 23enne inglese residente a Londra ,con già un divorzio alle spalle, di nascosto dai genitori a cui non aveva confidato la propria gravidanza, partorisce una bimba nel giardino di casa. La donna prende quindi la neonata, la infila in un sacchetto e la getta in un cestino dei rifiuti.
Fortunatamente, poco tempo dopo Fay Bliss, un passante, è riuscito ad accorgersi della presenza della neonata, a prenderla con sè e condurla in ospedale. La bimba fu poi data in adozione ai coniugi Fuller, che nel giorno del 21mo compleanno della donna le raccontarono la verità.
La ragazza decise quindi di voler ritrovare i suoi genitori naturali e, dopo 20 anni di ricerche, è riuscita a individuare il padre biologico, John Good, morto da tempo e che all’epoca della nascita ignorava che la donna con cui ebbe una relazione fosse rimasta incinta.
La donna non si è però data per vinta, e tramite un annuncio pubblico scrisse: “Mamma, se stai leggendo questo annuncio, ti prego, mettiti in contatto con me. Non sono arrabbiata con te, non ti ho mai odiata né incolpata, ma vorrei delle risposte“.
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La madre, Angie, ha trovato il coraggio di risponderle, e poche settimana fa le due donne si sono incontrate. “Abbandonare Michelle è stato un atto di disperazione per il quale mi sono sentita in colpa per tutta la vita” – ha raccontato la donna – “Non è passato un solo giorno senza pensarla, ho sempre pensato che volevo ritrovarla, ma non sapevo come e anche se ci fossi riuscita, non sapevo se lei mi avrebbe accettato. Sarò sempre grata ai suoi genitori adottivi per averle dato una vita molto migliore di quella che avrei potuto darle io”.