Guide e Consigli

Rimproverare un figlio senza offenderlo e senza sentirsi in colpa. E’ possibile? 8 consigli per farlo con amore

Esiste un modo efficace per rimproverare un bambino e fargli cambiare atteggiamento, dandogli contemporaneamente la sicurezza di sentirsi amato e togliendo a noi quel terribile senso di colpa di chi sa che non doveva farlo o almeno non con quelle parole? Quando li sgridiamo o li puniamo, si sentono percepiti da noi come una cosa “cattiva”. Pensano davvero che non li ameremo mai più, e che il nostro non-amore sia totale, assoluto, perenne. Per un bambino, questa convinzione è letteralmente disperante. Eppure esiste un metodo, per “sgridarli con amore”. Sì, e lo ha messo a punto lo psichiatra infantile americano Gerard E. Nelson, che è riuscito a dare al rimprovero tutta la dignità di un metodo. Come rimproverare il bambino senza fargli dubitare del nostro amore, quali parole non usare mai per non offenderlo. Al bando prediche, ricatti, accuse o punizioni.

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La sgridata “funziona” se …

... è breve La sgridata deve essere stringata, non più di un minuto, orologio alla mano. La capacità di attenzione di un bambino è molto breve e ha bisogno di stimoli continui per rinnovarsi. Come spiega Nelson, “dopo un po’ il bambino spegne l’audio e diventa impermeabile a qualsiasi messaggio”. Ecco perché le lunghe spiegazioni e le prediche sono del tutto inutili e controproducenti.

è immediata La sgridata va fatta al momento, appena il fatto è accaduto. Il bambino vive in un eterno presente ed è incapace di proiettarsi nel futuro o di risalire al passato. Frasi del tipo: “Vedrai quando viene papà”, oppure “Questa sera niente dolce” non hanno per lui alcun senso. Non riesce a capire che ce l’abbiamo con lui per un evento già scomparso nel tempo. Così come trova inconcepibile essere puniti in differita, quando il papà torna a casa e l’atmosfera è tranquilla, per qualcosa che quasi non ricorda più.

si limita a un singolo episodio L’audio si spegne anche quando, durante un rimprovero, iniziamo a rinfacciare altri disastri: “Oggi hai risposto male alla nonna, hai picchiato tuo fratello, hai lasciato tutte le luci accese, anche prima mi hai disubbidito…” Sotterrato da una valanga di malefatte, il bambino si sente impotente: “Non gli va bene niente”, pensa, “Inutile sforzarsi”. E non solo. Se la sgridata si suddivide in rimproveri diversi, finisce che inviamo tanti messaggi, tutti deboli. Imponendoci invece di non superare il minuto, saremo costretti a puntare su un unico obiettivo, con il risultato di essere chiari ed efficaci.

… avviene in intimità Biasimare un bambino di fronte ad amici o estranei è quanto mai avvilente e indebolisce il suo fragile senso di competenza. Se dobbiamo rimproverarlo, prendiamolo da parte: ci sarà grato per avergli risparmiato un’umiliazione. In molti casi, sarà anche più disposto ad accettare osservazioni che, se fatte davanti ad altre persone, sarebbero respinte. È questo il motivo per cui molti bambini, quando sono ripresi davanti a estranei, negano spudoratamente per non fare brutte figure. Spesso, per “vendicarsi” dell’umiliazione, volutamente diventano trasgressivi e strafottenti.

… è rassicurante Insieme alla severità, è importante manifestare contemporaneamente amore, stima e fiducia.

Gli 8 consigli per rimproverare in modo efficace:

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1. Descrivere i fatti separati dalle emozioni Descriviamo in modo esplicito quale delle sue azioni è oggetto di rimprovero

2. Descrivere quello che proviamo “Quando ti vedo picchiare gli altri, mi fai veramente irritare”.

3. Dirgli che capiamo ciò che prova “Capisco che volevi salire subito sullo scivolo.” In tal modo il bambino si rende conto che non siamo “contro”, ma “con” lui. Non è lui a essere cattivo, ma solo il suo comportamento, ed è questo che chiediamo di cambiare.

4. Spiegare la regola infranta “Ti ho già detto che non si picchiano gli altri”. Anche se gliel’abbiamo ripetuta mille volte, non stanchiamoci di ripeterle: le regole non fanno parte dei comportamenti innati, ma sono oggetto di apprendimento. Ricordiamoci di non usare parole che gli negano la possibilità di cambiare e migliorarsi: “ non sei mai…” “sei sempre…”, “tutte le volte…” “il solito”…

5. Presentare gli svantaggi del suo comportamento Perché il bambino capisca a fondo il messaggio, è importante presentargli la marachella come un comportamento svantaggioso per lui prima ancora che per noi: “Se continui a picchiare gli altri bambini, poi non vorranno più giocare con te”. Solo in questo modo potrà capire che le sue azioni hanno delle conseguenze precise.