Secondo quanto affermato da uno studio condotto dall’Università di Davis, in California, sull’incidenza dei casi di autismo nei bambini nati in zona in cui si utilizzano pesticidi, vi sarebbe una correlazione tra l’uso di tali sostanze e l’insorgenza della malattia dello sviluppo. A rischio – proseguono gli studiosi universitari – sarebbero soprattutto le donne esposte ai pesticidi durante il secondo e il terzo trimestre di gravidanza.
Si spiega così, almeno in piccola parte, come mai negli Stati Uniti i casi di autismo stiano crescendo a dismisura: basti considerare, in proposito, che se la malattia nel 2000 colpiva un bambino su 150, nel 2010 la media era salita a 1 bambino malato su 68.
In particolare, lo studio afferma chiaramente che “nelle case dove i bambini hanno sviluppato la sindrome di autismo o ritardi di sviluppo le mamme erano state in precedenza nei pressi di zone dove erano stati spruzzati pesticidi”, e che “anche se solo alcuni sottogruppi analizzati sono più sensibili all’esposizione pesticidi rispetto ad altri, il messaggio è molto chiaro: le donne incinte dovrebbero stare attenti ad evitare il contatto con sostanze chimiche in agricoltura”.
Insomma, ancora una volta uno studio cerca di porre in stretta correlazione l’utilizzo di sostanze chimiche con l’insorgenza di malattie nel feto: una valida ragione per poter porre ulteriore attenzione sulla necessità di salvaguardare le salute delle donne incinte, proteggendola da tutti quei rischi (attuali, reali o potenziali), che possano mettere a rischio il benessere del nascituro e della madre.