Gravidanza

Partorire in casa: un’usanza da rivalutare

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…che il parto, esattamente come la gravidanza è un evento del tutto fisiologico e il nostro corpo è perfettamente in grado di assolvere tale compito.  In tal senso forse oggi si tende a medicalizzare troppo questo delicato momento dell’universo femminile e l’ambiente ospedaliero sta pian piano diventando l’unico luogo sicuro in cui dare alla luce il proprio piccolo. Ma siamo davvero sicure che sia così? Parliamone.

Quante di voi durante la gravidanza hanno eseguito soltanto le ecografie di routine?

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E quante di voi hanno pensato di partorire avvolte nel caldo tepore delle proprie mura domestiche? Forse lo desiderano in tante ma quelle che lo fanno sono davvero poche.

A detta di alcuni studiosi danesi, nel mondo si sta via via perdendo la concezione che una volta era la consuetudine: quella del parto in casa.

Ed è proprio nel tentativo di conservare questa tenera consuetudine che, in presenza di una gravidanza assolutamente fisiologica e -poniamo l’accento- senza complicanze, il parto casalingo potrebbe rappresentare una valida alternativa al parto ospedalizzato. In particolare, questo gruppo di studiosi ha evidenziato che, laddove le condizioni di salute lo permettano, ogni paese dovrebbe impegnarsi a sponsorizzare e promuovere tra le donne, il ricorso al parto in casa.

Partorire nel proprio habitat, infatti, consentirebbe alla donna di vivere questo delicato momento avendo a portata di mano tutte le sue comodità. L’aria di casa inoltre, aiuterebbe la donna a rilassarsi, ad affrontare meglio il travaglio e a non sentire l’esigenza di ricorrere all’uso di analgesici.

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Tutte queste condizioni sicuramente più rassicuranti infine, sarebbero provvidenziali per ridurre il ricorso all’episiotomia, evitare le lacerazioni del perineo e il verificarsi di episodi emorragici post partum.

Detto ciò, non ci si può esimere dal precisare che ogni gravidanza è a sé.

La possibilità di affrontare un parto in casa quindi, deve essere necessariamente valutata consultandosi con il proprio ginecologo.

Lui saprà certamente consigliare la partoriente prospettando la soluzione più adeguata. Il messaggio che questo gruppo di studiosi vuole lanciare, infatti, non è contro l’ospedalizzazione, bensì è un invito a non escludere a priori la possibilità di vivere il parto nel proprio nido, circondata dall’affetto dei propri cari.

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