“Il mio sogno è che tra qualche anno, il 51 percento delle persone associ il nome di Yara ai progetti dell’associazione e ai risultati ottenuti per non far spegnere i sogni sportivi dei ragazzi di famiglie in difficoltà e solo il 49 percento alla tragedia che le è capitata”. Per tanto tempo l’uomo è rimasto lontano dai riflettori, chiuso nel suo doloro. Ma ora per la prima volta parla Fulvio Gambirasio, il papà della giovane uccisa nel 2010 a Brembate Sopra, nel Bergamasco. Il padre di Yara, che in questi anni e anche durante il processo a carico di Massimo Giuseppe Bossetti ha sempre preferito un profilo basso, ha espresso questo desiderio come fine ultimo dell’associazione creata per ricordare Yara durante un evento organizzato dall’ente.
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Per ricordare la ragazzina di Brembate Sopra sono state organizzate una serie di iniziative e di progetti che l’associazione “La passione di Yara onlus” vuole portare avanti grazie alla generosità di chi vorrà offrire un contributo. Tra questi progetti c’è anche un concorso per la realizzazione del logo dell’associazione per gli studenti delle scuole medie.
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L’incubo della famiglia Gambirasio è iniziato il 26 novembre del 2010, quando Yara non è tornata a casa dopo essersi allenata nella palestra di Brembate. L’hanno ritrovata dopo lunghe ricerche solo tre mesi dopo, senza vita, in un campo di Chignolo d’Isola. Per l’omicidio è stato condannato all’ergastolo Massimo Giuseppe Bossetti, muratore di Mapello.
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Fulvio Gambirasio ha parlato in pubblico per la prima volta dopo la sentenza di condanna all’ergastolo di Bossetti. “È grazie a tante persone che ti fermano per strada, ti stringono la mano, ti abbracciano e ti dicono ‘andate avanti perché state diventando un esempio per tanti’, che possiamo continuare con la nostra vita”, ha spiegato l’uomo. E solo ora ammette qual è il suo desiderio: rivedere il sorriso di sua foglia sul viso degli altri bambini.