Malattie Salute e benessere

Omeopatia in crescita, ma che effetti ha sui bambini? Il parere degli esperti

 

Loro usano farmaci chimici, i genitori, ma 3 italiani su 10 ricorrono alle cure omeopatiche per i proprio figli, magari in aggiunta al farmaco prescritto dal medico. Soprattutto quando, in assenza di febbre, un bambino ha un raffreddore, dolori muscolari, problemi digestivi emicrania o ansia. Una sorta di rimedio “fai da te” cui il genitore ricorre su consiglio di un’amica o del farmacista, senza chiedere il permesso al pediatra. Se non farà bene, di sicuro non fa male.

Quali sarebbero i vantaggi dei rimedi omeopatici, per cui vengono sempre più spesso scelti dalle famiglie italiane?

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  1. sono completamente naturali
  2. non hanno effetti collaterali
  3. si integrano bene con la medicina tradizionale
  4. costano meno dei farmaci
  5. data la facilità di produzione, non comportano un impatto ambientale

L’80% degli intervistati conosce l’omeopatia, in quasi la metà dei casi tramite il “passaparola” di amici o parenti. In genere ad usarla sono più le donne e la fascia di età compresa tra 34 e 54 anni. Il 26,7% del campione ne fa uso pediatrico, in particolare dai sei anni in su, e senza che mai si siano registrati effetti avversi. Nel 22,6% dei casi a consigliarla sono i farmacisti, nel 21,7% gli amici, solo nel 15% il medico di base e nel 14% lo specialista.

Ma il dibattito sull’efficacia o no di questi rimedi è sempre acceso: ha fatto molto discutere il libro «Acqua fresca? Tutto quello che bisogna sapere sull’omeopatia»,  a cura di Silvio Garattini, medico e direttore dell’Istituto farmacologico Mario Negri di Milano che di fatto, sulla scorta dei suoi studi, ritiene gli effetti dell’omeopatia simili a quelli di un placebo. I farmaci omeopatici sono ottenuti diluendo numerose volte sostante attive derivanti da piante minerali ed estratti animali che a dosi normali produrrebbero gli stessi effetti della malattia. Proprio per questo gli omeopati ritengono che sì, i rimedi omeopatici contengono una bassissima dose di principio attivo, quello contenuto molto più massicciamente in un farmaco, ma che sia proprio questa bassa quantità a riportare in salute l’organismo che, aiutato dalla biomolecola, viene stimolato a reagire autonomamente alla malattia, di fatto a guarire.

Vicenda destinata a rimanere aperta visto che, trattandosi di rimedi che non contengono principio attivo, o in quantità infinitesimale, la legge richiede una documentazione semplificata per l’approvazione all’immissione in commercio e non c’è l’onere di dimostrare l’efficacia, per gran parte di questi, ma solo l’innocuità. E sul fatto che l’omeopatia non faccia male sono tutti d’accordo.