Alimentazione

Olio di palma, è nel latte per neonati, nei biscotti, ovunque… “Ecco quando fa davvero molto male”

 

Per alcuni è cancerogeno, abbiamo buttato biscotti, messo al bando le merendine che lo contenevano, le creme spalmabili, tutti a leggere se tra gli ingredienti comparisse l’elemento incriminato, l’olio di palma. Addirittura lo abbiamo trovato nei prodotti alimentari per la prima infanzia, come il latte per neonati. Accuse che mettono paura. Ma oggi gli scienziati riducono l’allarme sulla salute. Stiamo parlando dell’olio di palma. Grasso? Si, ma non mortale, né tanto meno cancerogeno per la salute di grandi e piccini: deve essere considerato al pari del burro.

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Lo spiega Vito Leonardo Miniello, docente di Nutrizione pediatrica presso l’Università di Bari e vicepresidente nazionale della Società italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps) al termine del congresso nazionale ‘Medieterranea’ svoltosi a Bari.

È vero che, pur essendo di origine vegetale (si estrae dalle drupe, una sorta di olive che si coltivano nel Sud Est asiatico), si comporta come un grasso saturo di origine animale e per i suoi bassi costi e l’assenza di sapore, se ne fa largo consumo nell’industria alimentare. Il suo ingresso massiccio tra i nostri cibi è avvenuto quando dell’Organizzazione mondiale della sanità ha inasprito le misure contro i grassi idrogenati, come le margarine, una trasformazione degli oli vegetali, quindi l’uso dell’olio di palma impedisce che ci sia di peggio nei nostri cibi.

“Tutti i grassi saturi andrebbero assunti con ragionevolezza” continua Miniello. “La loro assunzione eccessiva comporta ricadute metaboliche a prescindere dalla loro origine (vegetale o animale), in quanto “incrementa i livelli di colesterolo e i relativi rischi per la salute”. Anche il latte materno contiene il 40% di grassi saturi e tra questi il 50% è rappresentato da acido palmitico, particolarmente presente nell’oleina di palma. In caso di indisponibilità del latte materno è necessario ricorrere ai latti formulati, unica alternativa nutrizionalmente adeguata nel corso del primo anno di vita. Per i latti formulati vengono utilizzati oli tropicali al fine di assicurare una fondamentale quota calorica che solo gli acidi grassi garantiscono e di fornire un apporto di lipidi simile a quello che contenuto nel latte materno.

L’utilizzo dell’olio di palma nei latti formulati non deve terrorizzare le mamme? “Certo! – ribatte Giuseppe Di Mauro, presidente Sipps – A fronte delle modeste quantità di olio di palma utilizzate nei latti artificiali per mutuare un adeguato apporto energetico, l’imputazione a carico degli oli tropicali andrebbe piuttosto indirizzata sul loro uso e abuso in epoche successive della vita, quando imperversano ‘consigli per gli acquisti’ su merendine farcite e patatine dorate, quando l’acquisto di uno snack non viene indotto dalla composizione espressa sul prodotto, ma condizionato dal gadget di turno”.

Una cosa è certa: le piantagioni di palma impongono un disboscamento delle foreste tropicali che sta avvenendo in ampie zone del Sud Est asiatico, specie in Indonesia e in Malesia. Le conseguenze sono forti soprattutto per l’ambiente più che per la salute: si misurano in termini di biodiversità, ma anche di ripercussioni come l’impennata di gas serra nell’atmosfera e lo stravolgimento dell’assetto idrogeologico del territorio.

È forse per salvare l’ambiente che si è calcata la mano sui danni dell’olio di palma dal punto di vista nutrizionale?