Care mamme mettetevi l’anima in pace: il piccolo non dorme? Non dormirà neppure da grande! E siccome si tende sempre a colpevolizzare un genitore per quello che andava fatto e che ha trascurato, ecco alcuni consigli per poter dire che…ce l’abbiamo messa tutta. Un elenco delle possibili cause e come affrontarle.
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Dormire fa bene a lui e alla coppia A lui fa bene perché è scientificamente provato che l’ormone della crescita viene secreto soprattutto durante il sonno. La somatotropina, chiamato anche GH dalle iniziali della definizione inglese Growth hormone, è prodotto dall’ipofisi che è una ghiandola posta al centro della testa. E’ solo durante il sonno profondo che viene secreto quindi va da sé che un bambino che dorme poco o, meglio, un numero di ore inferiore al suo fabbisogno di sonno non può crescere secondo le proprie potenzialità.
Perché non dorme? Proviamo ad escludere le cause Gli esperti hanno fatto un elenco con le possibili cause che possono procurare l’insonnia nei piccoli distinguendo tra motivi psicologici (ansia da separazione, difficoltà di affrontare i cambiamenti, richiesta troppo precoce di autonomia, atteggiamento troppo rigido o troppo permissivo) e fisici (coliche, ruttino, pannolino bagnato, dentini, febbre, otite o naso chiuso, allergie, sete o fame, caldo o freddo, reflusso gastro-esofageo, disturbi respiratori come apnee notturne).
La prima cosa da fare è quindi cercare di capire la causa del pianto. Ma poiché i neonati non parlano… ci vuole un “in bocca al lupo” a mamma e papà già per questa prima operazione.
In ogni caso bisogna sapere che il sonno di un neonato è diverso da quello di un adulto, anche perché la ghiandola che sincronizza i periodi di sonno e di veglia con l’alternarsi di luce e buio non è ancora matura. Quindi bisogna armarsi di pazienza. Nella maggior parte dei casi il sonno si stabilizza entro i primi 10 o 12 mesi di vita.
Cosa può aiutare i bambini a dormire sereni?
1) mettere il bambino nella culla ancora sveglio
2) dargli un oggetto per addormentarsi
3) seguire orari regolari durante il giorno e ai pasti
4) creare un rituale della nanna da seguire sempre allo stesso modo
5) separare le attività del giorno da quelle della sera
E se si sveglia nonostante tutto? Una idea è mettere la culla vicino al lettone della mamma. Il pianto acuto e disperato di un neonato che non trova la mamma accanto a sé non è il ritratto di un bambino capriccioso o viziato, ma un meccanismo biologico innato legato all’istinto di sopravvivenza che accomuna i cuccioli umani a quelli di tutti i mammiferi.
Gli esperti quindi consigliano, per limitare al massimo lo stress di genitori e bambini (che aumenta intorno ai nove mesi quando il piccolo realizza l’assenza della mamma), di far dormire nei primi nove mesi di vita il bambino in una culla o in un lettino accanto al letto dei genitori. Vi ritroverete, di giorno in giorno, che il bambino non piange più nel vostro letto e anche voi riprenderete sonno. Dai risvegli notturni all’abitudine di dormire in tre il passo è breve. Tanto, dicono gli psicologi, il co-spleeing fa bene!