Una storia che ha dell’incredibile, che contravviene quanto di più ovvio una madre sappia: con l’allattamento al seno il bimbo cresce, è sano, beve a richiesta, si soddisfa quando vuole, eppure proprio questa modalità di nutrimento così primitiva e così assicurativa nei confronti della vita è stata la causa di una tragedia. Ed ora lei, Jillian, dà un consiglio a tutte le madri che decidono di allattare al seno il proprio bambino perché non si ripeta più ciò che è successo a lei e alla sua piccola Landon.
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E oggi dice: “Lo sapevate che i neonati non dovrebbero piangere tutto il tempo? Dovrebbero dove mangiare e dormire e sporcare i loro pannolini. Non avevo idea che lui era inconsolabile perché stava morendo di fame – letteralmente”. Dopo aver espresso preoccupazione per la costante alimentazione e il pianto di Landon, a Jillian i medici dissero che stava bene e dopo i tre giorni dal parto mamma e figlia furono dimesse. Una ostetrica soltanto le disse che visto che lei soffriva della sindrome dell’ovaio policistico, avrebbe potuto avere problemi nella produzione di latte materno. Tutto lì.
Il giorno dopo le dimissioni, Jillian torna in ospedale: la piccola piange in modo ininterrotto, dopo sole 12 ore ha avuto un arresto cardiaco: “Quando un bambino è allattato solo al seno, come possiamo sapere quanto mangia e se mangia a sufficienza? Certo, ci dovrebbe essere pannolini bagnati e sporchi, e il controllo del peso, giusto? E dove è il limite per la perdita di peso e un minimo per i pannolini cambiati? Durante il ricovero la piccola, dopo una risonanza magnetica, mostrava una lesione cerebrale data dall’arresto cardiaco. Quindici giorni dopo, i genitori hanno preso la decisione di staccare la spina: Jillian, che vive in California, da allora ha avuto due figlie, Stella e Aliona, ma è ancora presa dai sensi di colpa per la morte della piccola Landon.