Storie di vita

Miracolo della vita (e della medicina): la sua mamma se ne va, ma lui lotta lo stesso per venire al mondo

 

Una storia che qualcuno definirebbe incredibile, ma che dimostra i progressi fatti dalla medicina e la grande forza di volontà di un bimbo che ha lottato per venire al mondo. La sua nascita infatti, è avvenuta 55 giorni dopo la presunta morte cerebrale della mamma, un evento raro ma possibile.

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bimbo nato A renderla nota la stampa francese, che ha riportato l’intervista rilasciata dalla dottoressa Barbara Krolak-Olejnik – che lavora nel reparto di neonatologia e terapia intensiva neonatale dell’USK di Breslavia – all’agenzia stampa francese Agence France-Presse.

Seppur migliorate, le condizioni del bambino, che oggi pesa 3 kg, andranno monitorate anche nel lungo periodo in quanto, al momento, non si conosce l’impatto che potranno avere su di lui le particolari condizioni con le quali è stato cresciuto nel ventre materno.
Ma come ha fatto a sopravvivere così a lungo nel corpo della mamma deceduta? La spiegazione viene data dal dottore e professore Andrzej Kubler, capo del Dipartimento di Anestesiologia e Terapia Intensiva dell’Università di Medicina (UM) di Breslavia.

“La mamma del bambino, di 41 anni, fu trasportata presso l’USK di Wroclaw perché in stato di incoscienza. Giunta nel reparto di neurochirurgia, i medici formularono una diagnosi di ischemia cerebrale dovuta ad un tumore al cervello. Si sospettava che il cervello della gestante avesse subito dei danni permanenti per i quali, solitamente, veniva avviata la procedura per attestare l’effettiva morte cerebrale del paziente. Tuttavia i medici non poterono ignorare il bambino che da 17 settimane custodiva nel suo ventre: lui era ancora vivo. Gli specialisti di neurochirurgia furono così posti di fronte ad un’importante decisione, quella di tentare di salvare almeno il piccolo cercando di mantenere attive le funzioni circolatorie e respiratorie della mamma fino al raggiungimento della 28° o 30° settimana di gestazione, così da rendere minimi i rischi associati ad una nascita prematura”.

bimbo nato dentroIl professore racconta che fino ad allora vi erano state decine di casi simili, ma tali gravidanze era molto più avanzate e il tempo di attesa era assai più ridotto. Nonostante ciò, e nonostante tale decisione fosse ritenuta eticamente discutibile, ma comunque sostenuta dai familiari della donna, i medici riuscirono a mantenere attive le funzioni vitali della 41enne per oltre un mese, collegandola ad un respiratore, somministrandole farmaci per la pressione sanguigna e per garantire la normale funzione del suo corpo che veniva nutrito attraverso un sondino gastrico. Anche il bambino era tenuto sotto stretta osservazione da un’equipe medica pronta ad intervenire in caso di necessità in quanto il rischio di contrarre infezioni o di mancata crescita del piccolo era molto elevato.

Insieme ai medici, anche il padre del bambino, fortemente deciso a mantenere in vita suo figlio, rimase sempre al fianco di sua moglie, collaborando attivamente con i dottori e tenendosi informato su ogni pratica medica effettuata, nonché sulle attività del reparto di terapia intensiva neonatale in vista del parto prematuro. A più di un mese dal suo ricovero, giunto alla 27° settimana di gestazione, il bambino ha iniziato a mostrare disturbi di frequenza cardiaca, tali da indurre gli ostetrici ad optare per la nascita immediata. Oggi il piccolo guerriero, che ora pesa ben 3 kg, ha finalmente lasciato l’ospedale, respira in modo autonomo e viene alimentato con il biberon. Un vero e proprio miracolo della medicina!