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Li picchiava con cavi elettrici e li soffocava con le mani al collo: mamma mostro puniva così i 3 figli di 18, 16 e 13 anni. Se tornavano tardi o lasciavano un piatto fuori posto, scattava la furia

 

Per scatenare una violenza inaudita, bastava un niente: messaggio non mandato, una telefonata non fatta o un piatto lasciato fuori dal frigo. E lei allora si infiammava: frustava i suoi tre figli di 18, 16 e 13 anni con dei cavi elettrici, li picchiava anche per un’ora di seguito e gli stringeva le mani al collo. Ha minacciato di morte il maggiorenne, cui ripeteva: “Preferisco andare in galera, ma voglio vederti tre metri sotto terra”. Mentre il 16enne è stato costretto a passare una notte intera chiuso fuori sul balcone. La donna di trentotto anni, originaria di El Salvador ma in Italia dal 2009, è stata arrestata dai carabinieri della stazione di Porta Sempione con le accuse di maltrattamenti in famiglia e lesioni e portata a San Vittore, mentre i due figli minori sono stati accompagnati in una comunità: il maggiorenne è ospite in casa di una famiglia amica. Erano queste le punizioni che una donna del Salvador di 38 anni infliggeva ai tre ragazzini quando rientravano tardi o facevano qualche sbaglio. La mamma è stata denunciata il 22 luglio dal figlio maggiorenne minacciato di morte, che ha portato ai carabinieri anche foto delle ferite per i colpi ricevuti e i referti del pronto soccorso dei suoi fratelli. Arrivata a Milano nel 2009 per fare la domestica, la donna era stata raggiunta dai figli nel 2014. Tutti e tre i ragazzini hanno detto che lei già in Salvador li picchiava con la cinghia. I carabinieri avevano ottenuto riscontri anche dalla scuola che frequentano i ragazzi parlando col preside, con un insegnante e con un compagno del 18enne. (Continua dopo la foto)

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Maltrattamenti e lesioni, hanno accertato i militari, che per la trentottenne sembravano l’unico modo possibile per rapportarsi coi suoi tre figli: ragazzi che adesso hanno diciotto, sedici e tredici anni. Le violenze, stando alle indagini, erano iniziate già quando la famiglia viveva nel Paese centroamericano e sono continuate a partire dal 2014, quando i tre hanno raggiunto la loro madre in Italia mentre il padre è rimasto a El Salvador. (Continua dopo le foto)

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Per far partire le botte e le minacce – praticamente quotidiane – bastava poco, pochissimo: era sufficiente che uno dei ragazzi tornasse a casa un po’ più tardi o che uno di loro lasciasse in disordine la cucina. A quel punto, il diciottenne e i suoi fratellini venivano letteralmente frustati con dei cavi elettrici, picchiati e umiliati. In un caso – riportato nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere – uno dei figli è stato pestato senza sosta per un’ora. In un altro, il più piccolo dei tre è stato chiuso fuori dal balcone ed è stato costretto a trascorrere la notte lì. Alle botte, si aggiungevano poi le “torture” psicologiche, con la donna che urlava ai figli frasi come “Preferisco andare in galera, ma vederti tre metri sotto terra”.