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“Le ho uccise io, ho fatto loro molto male”. La mamma lo confessa così, nel modo più diretto e scioccante. “Le volevo salvare da lui”

 

Eccola Samira con le sue due bambine: Jasmine, 17 mesi ed Evelyn, di 3 anni, mentre si godono una gita nei parchi inglesi di Bradford, la cittadina dove lei, insieme al marito si erano trasferiti, dopo essersi conosciuti in Abruzzo, dove lei viveva. Poi la tragedia. Lo scorso 17 novembre le due bambini sono state trovate morte. Ieri, davanti i magistrati della corte inglese, la rivelazione choc della giovane mamma. Una forte depressione, il timore che il marito, con cui da mesi non andava più d’accordo, potesse portarle via le due figlie avrebbero causato la tragedia.

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«Le ho uccise, gli ho fatto male». Samira, che si è avvalsa dell’aiuto di un interprete italiano, ha ripercorso i momenti di quella tragica giornata, nella casa rifugio di Bradford dove mamma e figlie erano state accolte. Il rapporto con il compagno, Carl Weaver, a quanto pare era già compromesso da tempo e la ragazza temeva che potesse togliergli le bimbe.

Pare che Samira si fosse rivolta alla polizia dopo una colluttazione con l’uomo in cui aveva riportato conseguenze fisiche. Aveva paura di essere uccisa, così gli agenti l’avevano affidata ad una casa famiglia, proprio dove si sarebbe consumata la tragedia.

Quel maledetto 17 novembre Samira uscì dalla sua stanza sporca di sangue. «Se non le posso avere io, non le avrà neanche lui». Questa la frase pronunciata ieri in aula che a quanto pare fu ripetuta più volte, allo staff della casa famiglia, nei minuti successivi l’uccisione. Le coltellate inferte dalla donna non lasciarono scampo alle piccole, colpite al petto. Samira, accusata di omicidio volontario, si è sentita male durante l’udienza e ha chiesto di poter lasciare l’aula. Il processo è poi andato avanti ed è stato aggiornato alle 10 di oggi.

La vicenda aveva scosso tutta la cittadina inglese. «Non vogliamo speculare su questa storia» aveva detto a novembre la West Yorkshire Police, la polizia di Bradford, alla richiesta dei motivi che gli inquirenti ritenevano alla base del terribile delitto. Stesso atteggiamento del ‘Women’s refuge’, la casa famiglia dove era andata a vivere: «No comment» risposero alle domande del Carlino. Il compagno della donna, Carl Weaver, seppur di nazionalità inglese aveva vissuto per anni in Italia, nella zona di Montefalcone, dove risiedono ancora i nonni e dove ha lasciato diversi amici. Nel borgo montano nelle Marche, il 31enne Carl Weaver aveva vissuto dai 14 fino ai 27 anni, lavorando anche come manovale per diverse ditte edili della zona. Chi lo ha conosciuto lo ricorda come «un bravo ragazzo, appassionato di motori». Quattro anni fa la decisione di tornare in Gran Bretagna. Non da solo, appunto, ma con la compagna Samira, conosciuta in una delle tante serate con gli amici italiani. Una vita apparentemente felice quella dei quattro, fino alla tragedia di novembre.