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“Tutta la verità sul sesso col monsignore”. Parla Chaouqui, la quasi mamma dello scandalo Vaticano

 

“Mai dato documenti riservati della S. Sede” e niente sesso con monsignor Balda, “a Firenze sono stata solo la sua confidente”. Francesca Immacolata Chaouqui, all’ottavo mese di gravidanza, parla al Tempo, al termine della nuova udienza del processo Vatileaks 2 che la vede imputata per la divulgazione di atti riservati della S. Sede insieme a monsignor Vallejo Balda, ancora detenuto in una camera di sicurezza della Gendarmeria vaticana, all’ex collaboratore del sacerdote Nicola Maio e a due giornalisti, Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi.

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Handout image released by L'Osservatore Romano on 24 November 2015 shows (R-L) bishop Lucio Vallejo Balda, Italian laywoman Francesca Chaouqui, talian journalists and writers Emiliano Fittipaldi and Gianluigi Nuzzi during Vatileaks 2 trial in Vatican, 24 November 2015. The Vatican has placed two Italian journalists under investigation in its probe over leaked documents that revealed waste, greed and mismanagement at the highest levels of the Catholic Church hierarchy. Journalists Gianluigi Nuzzi and Emiliano Fittipaldi wrote bombshell books detailing the uphill battle Pope Francis is facing in reforming the Vatican. ANSA/ L'OSSERVATORE ROMANO ++HO - NO SALES EDITORIAL USE ONLY++

La Chaouqui è stata interrogata per sei ore: “Ho risposto a tutto, ribattendo punto su punto”, “è stato un vero e proprio corpo a corpo tra me e i giudici”. “Mai fatto un’associazione a delinquere”, precisa: “Tutto quello che ho fatto, l’ho fatto per il Santo Padre. Ora il Pontefice sarà informato di tutto”.

Ha poi ribadito che Balda non è mai stato pressato dai giornalisti e che lei gli aveva proposto “protezione” contro le “frequentazioni incaute” con alcuni soggetti. “Mai fatto sesso con lui. Balda quella famosa notte mi fece delle confidenze di carattere sessuale che non hanno nulla a che vedere con la mia sfera sessuale. Io e Balda parlavamo nella stessa stanza dove dormiva sua madre”.

E ancora: “Mi hanno presentato come una specie di prostituta a caccia di preti da concupire, di incarichi e di favori. Ma non è così: sono stata chiamata nella Cosea (la commissione referente per lo studio dei problemi economici e amministrativi della Santa Sede, ndr) perché serviva una persona che collaborasse alla comunicazione della S. Sede verso l’esterno, tuttavia sono perfettamente in grado di leggere un bilancio. Quindi non ero fuori posto”. Ha anche aggiunto di non essersi mai presentata come membro dei servizi segreti ma semplicemente di “non aver negato di aver avuto incarichi da aziende che operano nel campo dei servizi segreti”.