Il 40% degli italiani non sa nuotare, lo dice l’Oms. E da domani, tutti in piscina per praticare un corso accelerato. Non basta sapere galleggiare in acque profonde, come ha dichiarato di saper fare il 41% delle persone oggetto d’indagine, bisogna anche sapersi muovere e se si presenta un emergenza in acqua, saperla affrontare. Per scongiurare, ad esempio, l’aumento dei già allarmanti dati circa i 3 milioni di bambini e adolescenti che subiscono qualche forma di incidente acqua.
Il sondaggio è stato effettuato dall’Istituto Piepoli e richiesto da Acquatic Education, i dati sono stati spiegati da Nicola Brischigiaro, un vero asso nelle immersioni in apnea, durante la presentazione della Campagna nazionale 2012 ad opera di specialisti e del Ministero della Salute. L’intervento porta all’attenzione dei bagnanti due argomenti importantissimi: “Acquaticità e Sicurezza 0-12 anni, dai primi bagnetti alla prima scoperta del mare” e “Con tuo figlio, in acqua, devi sempre sapere cosa fare”.
Brischigiaro ha dichiarato: “L’annegamento è secondo l’Oms tra le prime cause di mortalità accidentale. Ogni anno nel mondo oltre 3 milioni di bambini e adolescenti sono vittime di infortuni in acqua o rischiano l’annegamento”. Brischigiaro mette in evidenza che anche “i semi-annegamenti sono spesso invalidanti, e chi sopravvive può riportare danni fisici e cerebrali anche per tutta la vita“.
D’altronde, quella appena citata non è l’unica azione promossa dall’Oms a favore della sicurezza in mare. A completare l’opera di sensibilizzazione e di prevenzione degli incidenti in mare, l’ente ha emesso anche delle linee guida che permettono di effettuare una valutazione dei rischi per la salute connessi con il mare e simili ambienti acquatici nel tempo libero, il loro monitoraggio, la sorveglianza e le misure di gestione disponibili per la minimizzazione dei rischi per la salute, compresa l’educazione degli utenti e il buon funzionamento e la manutenzione degli impianti di balneazione.