Alimentazione

Iodio, attente future mamme: in gravidanza alla tiroide ne serve il 50% in più. I consigli degli esperti: cosa mangiare per evitare conseguenze al feto

 

La tiroide è un organo da tenere sott’occhio sempre, ma soprattutto in gravidanza perché è centrale al fine di garantire la regolarità del metabolismo e il corretto sviluppo. Durante i nove mesi di gestazione la richiesta di iodio – minerale coinvolto nella sintesi di due ormoni tiroidei: il T3 e il T4 – aumenta di circa il cinquanta per cento. Di conseguenza è necessario che la quantità ingerita attraverso la dieta sia ottimale, oltre che la ghiandola efficiente. In caso di ipotiroidismo, ci sono conseguenze non solo per la madre, ma anche e soprattutto per il feto. Ecco perché in gravidanza è importante saper riconoscere precocemente le donne con ridotta riserva tiroidea e mettere in atto le misure di correzione dell’ipotiroidismo materno: aumentando l’introito di iodio ed eventualmente somministrando l’ormone tiroideo.  «Una carenza severa è stata associata con un aumento della prevalenza di gozzo nella madre e nel nascituro», sottolinea al quotidiano La Stampa Andrea Giustina, ordinario di endocrinologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano durante i lavori del Congresso Cuem (clinical update in endocrinologia e metabolismo) conclusosi nei giorni scorsi nel capoluogo meneghino. (Continua dopo la foto)

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«Nelle aree di carenza da lieve a moderata, la quantità di iodio utilizzato dalla ghiandola tiroidea – afferma il medico – diminuisce gradualmente dal primo al terzo trimestre, a causa di un’aumentata escrezione renale. In gravidanza il fabbisogno di iodio aumenta dai canonici 150 microgrammi a 250 microgrammi al giorno. Lo stesso fabbisogno è richiesto dalla donna durante l’allattamento, per compensare le perdite renali e soddisfare le aumentate esigenze materne e neonatali».  (Continua dopo le foto)

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Ecco allora alcuni: tra gli alimenti che non devono mancare sulla tavola, ci sono i prodotti ittici, come  molluschi e crostacei. Un buon contributo all’apporto viene anche dal latte e dai formaggi stagionati. Più modesto l’apporto di uova, cereali, carni e pollame. Tutto ciò considerando che con la cottura si perde circa il 30 per cento dello iodio. Tra i vari metodi, quelli che maggiormente tutelano il sale minerale sono la frittura e la cottura alla griglia.