Se un un bambino muore di tumore a soli 9 anni ed è anche in grado di darci una lezione di vita, questa ci arriva dritta al cuore e, per la mamma che lo assiste, l’insegnamento del figlio diventa l’essenza stessa della sua vita per il futuro.
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Naoya è un bimbo come tanti che sorride alla vita ed è anche un po’ bricconcello come molti suoi coetanei. La sua vita viene spezzata da una notizia terribile a soli 5 anni, quando viene fatta una diagnosi che lascia ben poche speranze: un sarcoma di Ewing, un cancro che colpisce uno su 100.000, dunque abbastanza raro. Le metastasi si diffondono nelle ossa e nei tessuti molli e Naoya deve sottoporsi presto a lunghi cicli di radioterapia accompagnati da chemioterapia per impedire la formazione di nuove metastasi. Le sue costole sono colpite dal tumore e deve subire anche un’operazione dolorosa che prevede una lunga e travagliata convalescenza dove gli è quasi impossibile muoversi, ne seguono altre tre… Naoya riesce anche a tornare a scuola, ma ben presto il tumore torna a manifestarsi in diverse altre parti del corpo. A ogni operazione deve sottoporsi a cicli di chemioterapia. La madre è sempre vicino a lui, ma il suo cuore è continuamente spezzato nel vederlo così e non poter fare nulla.
La mamma racconta che si stupiva della forza d’animo del figlio, di come non si lamentasse di nulla, non piangesse come sarebbe stato normale fare, ma anzi fosse lui ad infonderle coraggio. Anche quando lei gli diceva che avrebbe voluto essere al suo posto, il piccolo Naoya le diceva che lui non avrebbe mai voluto e andava bene così… scuoteva la testa e diceva: “No che non puoi, tocca a me. Solo io posso sopportare tutto questo. Sarebbe troppo per te, mamma”. Perciò decide di raccontare tutta la sua esperienza in un libro “Continua a provare e sarai felice”, dove cerca di offrire a tutti quelli che soffrono una chiave di lettura e uno stimolo per andare avanti come ha fatto suo figlio, malgrado tutto, ed è una lezione che le ha insegnato proprio lui!
Un giorno infatti il piccolo ha una crisi respiratoria e la mamma corre in ospedale pensando che sia arrivato il momento di dirgli addio, non può accettare che quelli siano i suoi ultimi momenti… i dottori cercano di aiutarlo a respirare ma preparano la mamma al peggio. Quando però Naoya riprende conoscenza le dice: “Mamma, se fossi morto soffrendo così tanto saresti impazzita. Ecco perché ce l’ho messa tutta, so quello che hai fatto per me. Ma non preoccuparti, non morirò così. Voglio vivere e diventare vecchio un giorno. Vivrò e invecchierò. Se continui a provarci, alla fine sarai felice. Ci sono delle cose che sono davvero difficili ma, alla fine, tutto andrà a posto.”
Dopo due settimane da quella terribile crisi respiratoria Naoya si spegne. Negli ultimi giorni pare che abbia detto ad un’infermiera: “Sai, non posso morire adesso. La mia mamma non è mentalmente pronta, è per questo che non posso proprio morire subito.” Ecco perché, nel momento dell’estremo dolore, la mamma decide di non piangere, ricordando la lezione che il figlio le aveva dato per 4 lunghi anni, ricordando ciò che le ripeteva sempre: “Mamma non ti deprimere quando me ne sarò andato. Devi essere felice e continuare a vivere. L’anima è eterna, anche quando il corpo non c’è più.” E così, nei momenti di sofferenza, anche noi tutti dovremmo ricordarci delle sue parole: “Se continui a provarci, sarai felice”.