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Insegnanti italiani poco formati, meno dei loro colleghi in Europa. E in media più anziani

 

“La percentuale di docenti italiani che partecipa alle iniziative di formazione in servizio è inferiore a quella dei Paesi nostri partner in Europa e negli ultimi anni il divario si è ulteriormente ampliato, così come è assai limitata la quota di docenti che ha ricevuto un feedback sulla propria azione didattica”.  Lo dicono i dati del ministero dell’Istruzione italiano. Poi possiamo inventarci titoli come “La buona scuola”, ma sono loro la colonna dell’istruzione del nostro Paese, la chiave di volta del futuro dei nostri figli e allora vogliamo dare una mano agli insegnanti perché abbiamo strumenti didattici adeguati ai tempi che cambiano e ai ragazzi che cambiano? (Continua dopo la foto)

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L’indagine TALIS2013 evidenzia che solo il 75% dei docenti di secondaria di I grado, le medie per intenderci,  ha svolto attività di formazione in servizio contro una media dell’ 88% tra i paesi che hanno partecipato all’indagine, così come risulta assai limitata, pari al 57%, la quota di docenti che ha ricevuto un feedback sulla propria azione didattica (rispetto all’88% della media dei Paesi partecipanti). Anche nel caso dei docenti di secondaria di II grado si hanno dati simili (Continua dopo le foto)

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La situazione non migliora nei licei: solo il 76% degli insegnanti ha svolto attività di sviluppo professionale contro il 90%, media dei 10 Paesi OCSE in cui è stata condotta l’indagine, e solo il 55% dichiara di aver ricevuto feedback contro l’83,8% rilevato nel complesso dei Paesi partecipanti. Occorre anche considerare l’età media molto elevata dei docenti italiani, che suggerisce comunque di offrire opportunità di formazione per tutte le generazioni degli insegnanti, avendo riguardo ai diversi profili di competenze, alle esperienze pregresse, alle diverse fasi del ciclo di vita professionale (i primi 10 anni di servizio sono diversi dagli ultimi 10), alle possibili aree di criticità.