Incentivare la pratica del parto naturale e mettere un freno al ricorso eccessivo a quello cesareo. E’ l’obiettivo di una serie di proposte di legge, presentate negli ultimi tempi per arginare l’uso di questa pratica chirurgica particolarmente invasiva, soprattutto alla luce degli ultimi dati diffusi dal Ministero della Salute, secondo il quale nel solo 2015 il 34,1% dei bambini è stato fatto nascere tramite parto cesareo. In commissione alla Camera è in corso in questi giorni l’esame della proposta di legge a firma Adriano Zaccagnini, presentata l’11 marzo 2016, contenente “Norme per la tutela dei diritti della partoriente e del neonato e per la promozione del parto fisiologico”.
La proposta ha come scopo quello di “favorire il parto fisiologico, spontaneo, eutocico, normale e naturale nonché promuovere l’appropriatezza degli interventi al fine di ridurre il ricorso al taglio cesareo, al parto vaginale operativo e a tutte le pratiche lesive dell’integrità psico-fisica della donna”. Tra queste pratiche il provvedimento annovera “l’episiotomia, la ventosa, il forcipe, la rottura artificiale delle membrane, la manovra di Kristeller, l’induzione del travaglio e ogni altra pratica a cui la donna non abbia espressamente consentito”.
La proposta promuove l’informazione sulla libertà di scelta dei luoghi del parto, incluso il parto extraospedaliero, in un domicilio privato o in qualunque altro luogo indicato dalla donna, nonché in case di maternità adiacenti o situate al di fuori dell’ospedale. Il provvedimento obbliga il personale medico a “informare la donna circa la possibilità di affrontare in piena sicurezza un travaglio e un parto spontaneo anche in caso di pregresso taglio cesareo” e fissa per i responsabili di violenza ostetrica una pena detentiva da due a quattro anni.