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“Il principe Harry? Ecco di chi è figlio”. A quasi 20 anni dalla morte di Lady D., parla il capo delle sue guardie del corpo e svela dettagli inediti della sua tormentata vita

 

“Dopo la separazione da Carlo, Lady Diana ebbe almeno venti amanti. Le piaceva la compagnia maschile. E le piaceva la caccia: essere cacciata o dare la caccia agli uomini, spesso sposati. Trovai bizzarro che frequentasse Kevin Costner, anche se Diana non avrebbe mai recitato in un film. Lui voleva farle interpretare il seguito di “the Bodyguard”. All’epoca non avevo particolari preoccupazioni per la sicurezza della principessa: a Kensington Palace Diana era al sicuro. Anche altri reali avevano relazioni, ma tutto avveniva nella massima discrezione. La preoccupazione principale era non mettere in imbarazzo la regina”. Intervista scandalo alla soglia del ventennale della tragica morte di Lady Diana: il settimanale Chi ha parlato per l’occasione con Dai Davis, ex ufficiale della London Metropolitan Police che per tre anni, dal 1995 al 1998, comandò le 450 persone incaricate di proteggere i Windsor. E le sue sono rivelazioni-bomba. L’uomo ha ricordato gli anni turbolenti che Lady D passò dopo la separazione dal principe Carlo, lui che è stato testimone, silenzioso, di tante delle avventure sentimentali che Lady Di ebbe in quegli anni. (Continua dopo la foto)

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Ma forse il passaggio cruciale è quello che riguarda il figlio Harry, che molti vociferano non sia figlio del principe Carlo. “Quando Harry venne concepito, Diana e il maggiore Hewitt, che diventò il suo amante, non si erano ancora incontrati e all’epoca i rapporti tra Carlo e Diana erano buoni. I capelli rossi di Harry sono un tratto della famiglia Spencer. Il principe era furioso quando qualcuno gli suggeriva di sottoporsi al test del Dna. “Sono figlio di mio padre”, diceva. Ed è vero”. (Continua dopo le foto)

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L’uomo racconta anche gli ultimi momenti di Lady D, visto che era in servizio la sera della tragedia di Parigi in cui perse la vita Diana. E svela un dettaglio finora rimasto inedito. “La principessa quel giorno cambiò itinerario all’ultimo momento. Sarebbe dovuta andare in Italia, ma all’ultimo momento andò a Parigi con Dodi Al Fayed. Era impossibile organizzare un attentato con quel cambio di programma. Ritengo che l’uomo responsabile della morte di Diana sia l’autista, Henri Paul. Era ubriaco e non avrebbe dovuto guidare. È vero che i fotografi davano la caccia a Diana, ma le macchine fotografiche non uccidono. Uccidono gli autisti ubriachi”.