Il cervello dei pazienti che parlano due lingue, rispetto a quello dei pazienti monolingui, presenta una maggiore attività metabolica nelle strutture cerebrali frontali – implicate in compiti cognitivi complessi – e una maggiore connettività in due importanti network che svolgono funzioni di controllo cognitivo ed esecutivo. Cosa comporta tutto ciò? Che oltre ad avere migliori capacità cognitive siete anche al riparo da alcune malattie neurovegetative. Ecco quali?
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Le persone che parlano abitualmente due lingue sono più protette dalla demenza senile causata dal morbo di Alzheimer: la malattia infatti, nei bilingui, si manifesta più tardi (anche 5 anni dopo, rispetto ai monolingui) e con sintomi meno intensi. La conferma arriva da uno studio italiano: i ricercatori hanno studiato 85 pazienti affetti da demenza di Alzheimer, di cui metà italiani monolingui e metà bilingui, originari dell’Alto Adige. A fronte della migliore performance cognitiva, hanno però un metabolismo più danneggiato nelle aree del cervello tipicamente colpite dalla malattia, rispetto ai pazienti monolingui.
Secondo gli autori dello studio, il bilinguismo costituisce una “riserva cognitiva” che funziona da difesa contro l’avanzare della demenza: proprio perché una persona bilingue è capace di compensare meglio gli effetti neurodegenerativi della malattia di Alzheimer che il decadimento cognitivo e la demenza insorgeranno dopo, nonostante il progredire della malattia.