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“I social renderanno i nostri figli analfabeti in 20 anni”, l’allarme scatena una polemica infinita e divide gli esperti. I rischi per i nativi digitali

 

“I social network hanno modificato il nostro livello di attenzione, non più avvezza a concentrarsi su scritti cartacei. L’interazione via social, la cultura in pillole, la rapida fruizione di informazioni ai quali dedicare anche solo pochi secondi hanno assorbito tutto il tempo dedicato alla lettura”. È questo il controverso pensiero dello scrittore britannico Howard Jacobson, che in un’intervista al Times ha pronosticato le possibili derive di una generazione che, assorbita dalla tecnologia, ha smarrito l’amore per la letteratura. L’allarme che lancia non è passato inosservato: secondo lui, una popolazione dominata da smartphone e social network è destinata a diventare analfabeta entro i prossimi ven’tanni, perché l’utilizzo di questi mezzi sta annientando il desiderio di leggere libri: “Nel giro di 20 anni avremo bambini che non sapranno leggere, che non vorranno leggere. Io stesso non riesco più a farlo come un tempo. La mia concentrazione viene catturata da quel dannato schermo. Voglio più spazio, più pagine bianche, luci accese ad illuminarle”, dice. (Continua dopo la foto)

bibmi1Il vincitore del Man Booked Prize ha aggiunto che Twitter è una piattaforma quasi esclusivamente di “affermazione”, che permette a personaggi politici, come il presidente Trump, di rilasciare dichiarazioni senza contraddittorio, che diventano fatti per chi legge. E aggiunge: “I pensieri e le conversazioni migliori non sono dichiarazioni, stati. Sono approfondimenti, indagini, ironia”, continua. (Continua dopo le foto)

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Le reazioni? Diverse. Se molti sono d’accordo, citando ricerche che confermano l’allontanamento delle nuove generazioni dai libri, altri – compresi colleghi dello scrittore – hanno definito la sua visione “snob, noiosa e sbagliata”. L’autore britannico ignorerebbe i benefici che la tecnologia può svolgere nello sviluppo dell’alfabetizzazione dei bambini, secondo l’associazione National Literacy Trust, che ha svolto una ricerca per comprovare questa tesi. “La nostra ricerca dimostra che la tecnologia digitale, quando usata nel modo giusto, può svolgere un ruolo di grande importanza per l’alfabetizzazione. L’importante è non sostituirla a interazioni con le persone, i luoghi e i libri”, ha controbattuto il direttore Jonathan Douglas.