In forte e costante aumento, la richiesta di chirurgia con finalità estetiche ha raggiunto negli ultimi anni cifre da capogiro, con il nostro Paese che si conferma al quinto posto nel mondo per interventi eseguiti dietro a Stati Uniti, Brasile, Giappone e Messico. Uno strumento importante a servizio del benessere psico-fisico dell’individuo, quello della chirurgia estetica, in grado di accrescere l’autostima del paziente attraverso la correzione di parti del corpo percepite come difetti e di restituire un’immagine di sé in linea con la propria personalità e più vicina ai propri desideri.
Ciò nonostante, in questi ultimi anni si assiste anche a richieste inopportune che sembrano prescindere da una reale consapevolezza degli elementi di rischio, d’inadeguatezza dei risultati e di possibilità di complicazioni proprie di ogni intervento chirurgico, giustificate dall’idea che si tratti di una procedura “beauty” e come tale da prendere alla leggera. Nello stesso tempo si va incontro alla diffusione di stereotipi di bellezza e a un’omologazione delle sembianze provenienti dal mondo dell’immagine e dello spettacolo che hanno ben poco a che vedere con criteri estetici di armonia e personalizzazione e che a volte si traducono in vere e proprie forzature che portano a esiti esteticamente sgradevoli che possono arrivare a deturpare il corpo anziché migliorarlo.
Ci si chiede pertanto quali siano i limiti della chirurgia estetica che è bene non superare, se esistano casi selezionati in cui si deve sconsigliare l’intervento e in quali circostanze il medico chirurgo può e debba imporsi con il suo diniego per fermare pulsioni eccessive e/o inadeguate. Abbiamo scelto di approfondire alcuni aspetti di questo argomento delicato e complesso con il Professor Mario Dini, fra chirurghi plastici più acclamati e stimati del nostro Paese, specializzato in interventi di mastoplastica additiva a Roma, con studi anche a Firenze e Milano.
Il boom della chirurgia estetica fra i giovanissimi
Fra le mode più discutibili del momento, il ritocchino post-maturità, richiesto dai giovanissimi come regalo per la conquista del diploma al posto di viaggi-premio o cellulari ultimo modello. Si tratta di una tendenza sempre più diffusa che vede in testa agli interventi più richiesti dalle ragazze mastoplastica additiva e liposuzione, mentre fra quelli del sesso maschile spiccano otoplastica e rinoplastica. La chirurgia diventa così una sorta di “fabbrica dei sogni”, la bacchetta magica per sconfiggere ogni inadeguatezza e la soluzione più rapida per sciogliere nodi irrisolti o superare conflitti interiori che non si è in grado di affrontare in altro modo. Ragazzi spesso vittime della società dell’immagine, dove l’identità e l’autostima sembrano più che mai coincidere con l’adesione a determinati canoni estetici. Si tratta di consuetudini che non possono che sollevare perplessità poiché, ragazzi e genitori spesso sottovalutano l’inopportunità di eseguire degli interventi in una fase delicata dello sviluppo psicofisico, su strutture non ancora completamente formate e per questo non idonee a subire trasformazioni che potrebbero rivelarsi traumatiche. Pratiche purtroppo alimentate dai “prezzi stracciati” praticati da alcuni chirurghi compiacenti interessati più alla quantità che alla qualità degli interventi.
A questo proposito è il Professor Dini a chiarirci i limiti entro i quali il chirurgo deve assecondare la richiesta di chirurgia estetica da parte dei giovanissimi: “Fatta salva la regola che per la maggior parte degli interventi occorre aspettare il compimento della maggiore età, bisognerebbe partire da un principio fondamentale: se l’operazione di chirurgia estetica è motivata da ragioni fondate che hanno a che fare con disagio e imbarazzo (come un seno minimo o un naso ingombrante), ben venga il ritocco per acquisire sicurezza di sé e ottenere auto gratificazione. Quando invece l’intervento è superfluo e dettato esclusivamente da motivi di vanità o emulazione, i ragazzi e i loro genitori dovrebbero essere ben consapevoli che, per quanto sicuri, gli interventi di chirurgia plastica non sono un gioco, ma pur sempre operazioni mediche e non possono per questo essere trattati alla stregua di un telefonino o di un gioiello”. Precisando inoltre che, in casi di richieste eccessive o immotivate che hanno a che fare con problemi di natura psicologica, il chirurgo deve saper dire di no proprio nell’interesse del paziente.
Mastoplastica additiva: no a disarmonie e sproporzioni
Simbolo di femminilità per eccellenza e da sempre strumento di seduzione, il seno è la parte del corpo su cui le donne concentrano maggiormente la loro attenzione e cui spesso attribuiscono un valore che va al di là dell’aspetto estetico: un decolleté generoso coincide con l’affermazione personale e contribuisce a rafforzare immagine corporea e autostima. Motivi che fanno della mastoplastica additiva un intervento richiestissimo dalle donne di tutto il mondo ma che a volte portano a formulare richieste irragionevoli come quella di voler a tutti costi apparire prosperose come la propria attrice preferita o come l’immagine “photoshoppata” di sé pubblicata online, senza rendersi conto che magari un seno della quinta misura è troppo grande per le proprie caratteristiche fisiche e risulterebbe quindi sproporzionato e antiestetico.
Forte della sua indiscussa competenza in materia di interventi di mastoplastica additiva a Roma, Firenze e Milano, il Professor Dini interviene sul comportamento che un valido chirurgo estetico dovrebbe tenere di fronte a simili richieste: “Se avere un modello di riferimento può servire alla paziente per meglio illustrare al medico il risultato estetico che si vuole ottenere, allo stesso tempo è necessario che il chirurgo chiarisca bene alla donna che si appresta a sottoporsi all’intervento che avere un seno simile a quello di un personaggio celebre non la renderà automaticamente simile al suo idolo. Anzi, talvolta il rischio è di creare disarmonie con il resto del corpo. Il buon medico deve avere quindi il coraggio e la professionalità di essere molto chiaro e diretto”.
Allo stesso modo andrebbero dissuase quelle donne che ricorrono alla mastoplastica additiva, come ad altri interventi di chirurgia estetica, mosse dalla ricerca ossessiva di una perfezione irraggiungibile che le porta a ripetere più volte l’intervento correttivo sulla stessa parte anatomica, destinate a essere eternamente insoddisfatte del risultato ottenuto. In questo caso una nuova operazione, oltre che rischiosa, potrebbe rivelarsi controproducente a livello estetico e il dovere di bravo chirurgo è di informare la paziente dei rischi cui va incontro, rifiutandosi di incoraggiare scelte irresponsabili.
Nei casi di richieste inopportune il prezioso consiglio del Professor Dini alle pazienti è di ricordare sempre che la bellezza è altra cosa dall’attrattività e che, più che nella simmetria delle forme, che in natura è illusoria e soltanto apparente, vada ricercata nella gradevolezza e nell’armonia dell’insieme.