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“Heather Parisi? È scappata col marito latitante e ha l’alzheimer”. La frase piomba come un macigno e nello studio cala il gelo. A pronunciarla proprio lui

 

Una battutaccia che rischia di costargli molto caro. Lui, Giancarlo Magalli, aveva replicato al provocatorio “Magalli chi?” di Heather Parisi – a sua volta reazione alle dichiarazioni rilasciate alcuni mesi fa dal conduttore a TvBlog – con parole che hanno sollevato un vero polverone: “La Parisi non si ricorda di me? Mi dispiace. L’alzheimer è una brutta bestia. Non vedo altra spiegazione, visto che ha lavorato un anno con me a ‘Ciao Week End’, visto che la scelsi nonostante le molte telefonate di quelli che avevano già lavorato con lei che me lo sconsigliavano e visto che sono stato l’ultimo a farla lavorare prima che scappasse ad Hong Kong al seguito del marito latitante”. Ed è proprio questa ultima parola che rischia di trascinare Magalli in tribunale. Piero Frattarelli, legale di Heather Parisi, ha inviato una nota al sito Dagospia, che aveva ospitato l’intervento di Magalli giudicato diffamatorio: “Voglio, innanzitutto, evidenziare come il coinvolgimento del mio assistito sia stato del tutto gratuito ed estraneo all’oggetto dello scambio, anche polemico, tra il Magalli e la Parisi. Pertanto, senza la benché minima provocazione da parte del sig. Anzolin, il Magalli ne ha offeso la reputazione e l’onore rivolgendogli il grave epiteto di “latitante”. Né può esservi dubbio sul fatto che l’appellativo latitante abbia un contenuto altamente offensivo e gravemente ingiurioso”.

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Dopo il preambolo, il legale entra nel merito: “Infatti, il suo significato letterale si ricava agevolmente dalla disposizione dell’art. 296 del codice di procedura penale, in forza del quale: “È latitante chi volontariamente si sottrae alla custodia cautelare, agli arresti domiciliari, al divieto di espatrio, all’obbligo di dimora o a un ordine con cui si dispone la carcerazione”. Ma anche nel comune sentire, ovvero tra le persone che non hanno una specifica conoscenza tecnica, tale termine individua in modo univoco le persone che si nascondono dalle ricerche, eseguite da parte delle forze dell’ordine, allo scopo di sottrarsi all’arresto. È necessario evidenziare che MAI – sottolinea ancora l’avvocato – il mio assistito è stato oggetto di mandati di arresto, spiccati dall’Autorità Giudiziaria, o soggetto ad obbligo di dimora, o a qualsiasi altra limitazione, disposta dall’Autorità Giudiziaria, alla propria libertà personale”.

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Ed ecco allora l’annuncio: Umberto Maria Anzolin, marito della Parisi, intende querelare Magalli: “Pertanto, la dichiarazione, da Voi pubblicata, resa dal predetto presentatore integra, in modo evidente, una gratuita e grave offesa nei confronti del Sig. Anzolin, colpevole solo di essere il marito della Parisi. In conseguenza di quanto sopra, lo stesso mi ha conferito incarico di dar corso alle vie legali, quindi ho già scritto una querela per il reato di diffamazione, nei confronti del Sig. Magalli, che sarà presentata all’Autorità Giudiziaria al fine di avere giustizia in merito alla predetta espressione ingiuriosa, che è totalmente inveritiera e assolutamente destituita di ogni fondamento”. La conclusione? È semplice: Magalli chieda scusa e allora potrà limitare i danni che gli saranno richiesti. “Con la presente chiedo che sia data comunicazione di quanto sopra al fine di limitare il danno di immagine, causato dalla diffamazione posta in essere dal Magalli. Auspico, inoltre che, lo stesso provveda a ritrattare la sua offesa, riducendo in tal modo il danno provocato”, conclude l’avvocato Piero Frattarelli.