“Sono esperta di gravidanze extrauterine, è la seconda”. Purtroppo è cosi: le donne che hanno avuto una prima gravidanza ectopica rischiano di incorrere anche una seconda volta nello stesso problema, che può mettere a rischio la loro salute. Succede quando l’ovulo fecondato non si impianta nell’utero ma nelle tube, nell’ovaio, addirittura nell’addome. Dopo una gravidanza extrauterina è ancora possibile avere un figlio? E dopo quanto tempo è il caso di riprovarci?
(continua dopo la foto)
Molte donne, al momento della diagnosi di gravidanza extrauterina e soprattutto se hanno cercato per molto tempo di avere un figlio, si chiedono se sia possibile trapiantare l’embrione dalla tuba all’utero, per consentirgli di crescere. Sfortunatamente, allo stato attuale, un intervento del genere non è possibile.
Più che altro a titolo di curiosità ricordiamo che in casi rarissimi si può verificare una gravidanza doppia, con un embrione impiantato nell’utero e un altro nella tuba (gravidanza eterotopica).
Fortunatamente, però, secondo le statistiche, più del 50 per cento delle pazienti che hanno avuto una gravidanza extrauterina riuscirà prima o poi a mettere al mondo un figlio sano.
Spesso si consiglia di attendere da tre a sei mesi dopo la terapia prima di cercare un’altra gravidanza.
La gravidanza ectopica spesso è dovuta ad anomalie tubariche preesistenti, che si possono diagnosticare fin dalla comparsa del ciclo mestruale. Le lesioni alle tube di norma sono causate da infezioni ginecologiche, come la gonorrea e la clamidia o da altre malattie sessualmente trasmissibili. Possono essere provocate anche dall’endometriosi, da precedenti interventi chirurgici ginecologici. Le donne che manifestano lesioni alle tube corrono un rischio maggiore di infertilità, quindi molti medici potrebbero valutare la necessità di ulteriori accertamenti se la paziente desidera avere un figlio in futuro.
Se la donna in passato ha avuto diverse gravidanze ectopiche, i medici consigliano di ricorrere alla fecondazione in vitro (IVF). La fecondazione in vitro fa diminuire il rischio di gravidanze ectopiche, però rimane un cinque per cento circa di rischio di gravidanza tubarica.