Secondo quanto afferma una nuova ricerca proveniente dal Nord Europa, se il bebè ancora nel pancione viene esposto al fumo di sigaretta, potrebbe incrementare in esso il rischio di deficit di attenzione e di iperattività.
Ad affermarlo è l’elaborato condotto dalla ricercatrice Jin Liang Zhu, della Aarhus University di Danimarca, secondo cui “l’abitudine delle donne gravide di fumare nei mesi dell’attesa è stata associata alla sindrome da deficit di attenzione e iperattività nei bambini, ma non è ancora chiaro se sia proprio il fumo a scatenare la sindrome ed è per questo che tale associazione è ancora sotto attento esame”.
Ad ogni modo (della notizia si è occupato anche il quotidiano Il Messaggero) non sono ancora chiari quali potrebbero essere i meccanismi di causa – effetto: si pensa tuttavia che alla base del deficit attenzionale possa esservi la nicotina, in grado di generare “anomali” nel cervello.
La ricerca ha valutato un campione di quasi 85 mila bambini nati in Danimarca, raccogliendo delle informazioni sul fumo dei genitori dalle madri durante il periodo della gravidanza. Degli 85 mila bambini, a circa 2 mila (2,4%) è stata diagnosticata l’Adhd. La percentuale più elevata di bambini con Adhd è stata riscontrata nei figli di coppie in cui entrambi i genitori fumavano.
Di qui, le conclusioni della ricercatrice, secondo cui “il fumo materno e paterno durante la gravidanza è associato a un rischio alto di Adhd, ma l’associazione è più forte per se è la mamma a fumare. Abbiamo visto anche un rischio di Adhd più alto in bambini di madri che usano sostituti della nicotina in gravidanza”.