Nelle prime settimane dopo il parto non pretendere troppo da te stessa. L’ossitocina, l’ormone che stimola le contrazioni durante il parto, resta (in quantità minore) in circolo nel sangue, continuando a stimolare le contrazioni all’interno dell’utero. Deve essere così in modo che le fibre longitudinali dilatate a dismisura si ritirino nel muscolo uterino come una fascia di gomma. In questa maniera si chiudono i capillari nell’area dove si trovava la placenta. Che ha lasciato comunque una ferita grande come una mano. Soprattutto mentre si allatta è facile sentire le contrazioni. Ma questa è la norma: E se questo non accade? Cosa fare nel caso di atonia uterina.
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L’atonia uterina (altrimenti detta ipotonia uterina) è la perdita patologica di tono muscolare dell’ utero che rende impossibile la contrazione dopo il parto. Si tratta di una condizione seria e grave, perché può creare problemi durante il parto e aumentare il rischio di emorragie post parto.
Questo problema si verifica quando vi è una mancata contrazione delle pareti uterine e dei capillari sanguigni che non costringendosi, perdono copiosamente sangue. Subito dopo il parto i medici mettono in pratica misure che velocizzino l’atto del secondamento per aumentare le contrazioni uterine e prevenire quindi l’atonia. L’uso di farmaci che favoriscono le contrazioni riparatrici dell’utero è fondamentale per la prevenzione di questa perdita di tono muscolare uterino e, di conseguenza, per prevenire l’emorragia post-parto.
L’emorragia post-parto può essere primaria e secondaria: la primaria è una copiosissima perdita di sangue che si verifica durante le prime 24 ore dal parto; la secondaria si verifica in un secondo momento, e quindi in seguito alle 24 ore post-parto. La diagnosi precoce di atonia uterina è importante e poi si risolve facilmente, con la semplice somministrazione di ossitocina per via endovenosa o di prostaglandine per via intramuscolare.